domenica 21 giugno 2015

LA BASILICATA DELLO SPECIALE TG 1




Il prestigio di Matera 2019 deriva da  un turismo internazionale  di alto livello attratto dall'arte, dalla cultura, dal paesaggio, ma anche dalla scienza, dalla ricerca. Soprattutto dalla storia e dal costume. 
Lo  dice a chiare lettere Gianpiero Perri, direttore dell'Agenzia per la Promozione territoriale,  intervistato dallo speciale Tg 1. L'intento della trasmissione era quello  di dare visibilitá alla Basilicata di oggi, terra di cinema come sostiene Paride Leporace, ma anche regione dalle mille occasioni perdute, a cominciare da un utilizzo adeguato delle grandi aree protette. Delle fasce costiere. Della natura che potrebbe diventare forte elemento di attrazione. Crescita economica e lavoro per i giovani di conseguenza. Ma l'obiettivo dello speciale è stato sommerso da un metodo di analisi fuorviante e privo degli ingredienti capaci di raccontare sul serio una realtá in continua evoluzione, qual è appunto quella lucana in un'ottica ben più vasta, nazionale e meridionale quantomeno. 
I Sassi visti come elemento propulsore di un passato che continua tuttora, non certo nella dimensione del recupero abitativo di antichi quartieri che oggi vivono una realtà diversa. Erano i Sassi della vergogna nei primi anni Cinquanta. Oggi sono un elemento di sicura attrazione. Trasformati, rivitalizzati, consegnati alla storia. Ma tutto questo bagaglio di architettura e cultura non è emerso dallo Speciale interessato a dare una immagine fin troppo vecchia e non veritiera.
Matera uguale Sassi, Basilicata uguale Carlo Levi. Turismo uguale piccoli alberghi, spesso inesistenti e non adatti alla posta in gioco. No, non è possibile. Questo il Sud che vuol vedere chi nega addirittura la sua valenza e si ostina a rimarcare  l'inevitabile divario rispetto al Nord.
Il passato appartiene al passato, ma il presente è totalmente diverso. Proviamo a invertire il metodo usato dallo speciale Tg1. Anzichè partire dai Sassi, proviamo a partire dal Centro di Geodesia spaziale a pochi chilometri dalla cittá. Le enormi parabole che lanciano segnali alle radiostelle sono il segno di un giorno diverso, dominato dalla scienza al servizio di una ricerca al passo con i tempi. Al servizio del Paese e della conoscenza.
Possibile allora che la Basilicata non abbia un posto di rilievo al di fuori di una tradizione rurale, vecchia e ormai logora? E che la sua immagine non sia piuttosto quella della moderna progettazione, dell'architettura, quella che deriva da un'idea in grado di alimentare  conoscenza, storia, letteratura? Perchè si dimentica, ad esempio, volutamente Orazio, il massimo poeta latino di tutti i tempi?  Ci sará un motivo se ciò accade. La terra arretrata e marginale non è certamente quella voluta dalla cittá capitale europea della cultura. Nè dai suoi abitanti e, meno che mai, dai cervelli lucani in giro per il mondo.
Lo speciale ha presentato poi un Pollino abbastanza insignificante, quando così non è se non altro per il respiro dei suoi paesaggi, per l'autorevolezza della montagna. Per i crinali e le valli che attraggono lo sguardo del visitatore. 
Sono emerse invece minute realtá sociali,  quelle di tradizione albanofona per fare un esempio, in via di estinzione. Al punto da apparire un freno alla conoscenza del più grande parco nazionale, non solo del Mezzogiorno, che dispone di risorse infinite. 
 La terra che non cambia, legata alle piccole cose ed eternamente  a dorso di mulo, con le donne coperte dagli scialli neri, come sempre: è mancato poco che la Basilicata fosse disegnata così e additata all'opinione pubblica nazionale come la regione che ha strappato Matera 2019 pur non avendone diritto. Non meritandola, in effetti.

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