mercoledì 10 giugno 2015

CALVELLO: SE NON CI FOSSE IL PETROLIO?


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Calvello è una piccola realtá, ai piedi del monte Pierfaone, nella Basilicata ignorata da tutti e considerata finanche una regione fantasma. Una terra che dà fastidio, la patria dei "comitatini", buoni a fare soltanto opposizione alle trivelle del petrolio, a lamentarsi di tutto e a diffondere un malessere sociale ingiustificato e pericoloso, per giunta.
Fino a ieri questo centro era praticamente nulla: un luogo dove qualche allevatore aveva fatto al massimo un po' di fortuna vendendo bestiame da macello, cosa che gli consentiva di avere un po' di denaro in tasca,  di sentirsi per questo più potente degli altri e magari di tentare anche la strada della politica.
L'esodo per anni ha portato via cervelli e braccia, emigrati a Torino o nelle regioni del Nord. Ma, quasi per miracolo, da qualche tempo il vento è cambiato a Calvello. Il comune ha assunto una veste adeguata, degna di un centro non marginale, bene organizzato, e con proficui contatti con le più evolute realtá industriali che hanno nelle casse milioni di euro e un futuro tutto da scoprire ancora.
Insieme al calo della disoccupazione del 15 - 20 per cento, fa notare il sindaco,  si registra una sostanziale stabilità demografica con un incremento del 4 per cento dei residenti. Il settore sociale è trainante. Oltre alla casa per anziani, inaugurata all'inizio del 2015,  ci sono varie iniziative nel settore con un incremento di una  cinquantina di occupati. Cifre interessanti in una piccola realtá.
A Calvello insomma è cambiato il clima improvvisamente. Siamo a una stagione diversa che si percepisce non appena si mette il naso in paese dove, tra l'altro, si è consolidata la posizione economica di una famiglia di commercianti di mobili conosciuti non solo in Basilicata, ma in Italia e fuori dall'Italia. Bel risultato, senza dubbio, che dimostra come l'iniziativa dei privati va di pari passo con il pubblico.
Calvello è per un pezzo nel Parco nazionale dell'Appennino lucano, ma questo dettaglio conta molto poco a parere degli abitanti. E ciò, nonostante l'impegno del Presidente, Totaro,  e dello stesso direttore Fogliano, convinti che Calvello rappresenti una terra di frontiera per l'ambiente. In realtá lo è giá, in quanto obiettivo primario dell'amministrazione in carica è soprattutto quello di valorizzare le risorse naturali con adeguata vigilanza e con l'equilibrio necessario. Oltretutto, il traguardo di un turismo di qualitá non sembra molto lontano. Anzi è abbastanza vicino.
E se non ci fosse il petrolio? Questo sì sarebbe un grosso guaio a giudizio sempre degli abitanti, giacchè oltretutto il sindaco Mario Gallicchio ritiene di essere riuscito, grazie proprio al petrolio, a combattere la disoccupazione, ma non solo per gli abitanti della sua cittadina. Quanto addirittura per chi è fuori Calvello  e si rivolge con giustificata fiducia alle potenzialità di una terra come questa determinata a guardare lontano, certamente molto lontano. 
Il primo cittadino di Calvello non ha dubbi: "Il territorio di Calvello è un osso che ha rilevato un midollo petrolifero. Il petrolio sta iniettando, grazie al meccanismo delle royalties, risorse nuove ed inattese. "Più ricchi" tra virgolette perché non è detto che un maggiore flusso di denaro produca una maggiore ricchezza locale. Le strade dello sviluppo sono insondabili, tanto più in epoca post fordista. Costruire una missione di comunità dentro le dinamiche del capitalismo globalizzato, intessendo anche relazioni tra un global player come Eni e le piccole comunitá, come sicuramente è Calvello, significa in qualche modo ricordare il futuro.
In questo quadro di sviluppo il primo punto, quindi, è rappresentato dall’obiettivo che l’azienda e gli attori del territorio si pongono: promuovere uno sviluppo sostenibile che utilizzi le risorse naturali e culturali per creare opportunità di crescita in tutte le filiere produttive, sociali e dei servizi. Uno degli aggettivi più importanti che può essere utilizzato per descrivere lo sviluppo che nasce dal territorio, oltre a sostenibile, è autonomo. Credere in uno sviluppo autonomo delle filiere economiche e sociali dei territori significa che le grandi aziende, come l’Eni, devono proporsi non come protagonisti ma come attori dello sviluppo. Al centro del percorso dello sviluppo ci devono essere tutti i soggetti che compongono il tessuto economico, sociale ed istituzionale del territorio."

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