martedì 16 giugno 2015

DA POTENZA A MATERA: LA DURA STAGIONE POLITICA DEL PD



Mentre l'attenzione nazionale è tutta concentrata sull'esito negativo di Venezia, il PD lucano evita di proporsi all'analisi politica su vasta scala e in campo nazionale. Ecco il dato rilevante che riflette ad ogni modo un tentativo di contenere la crisi in un alveo il più possibile ristretto.
Gli scenari frattanto sono evidenti. Contrasti a non finire. Scontri tra fazioni, muro contro muro per salvare questa o quella roccaforte del potere individuale che in certi casi sembra vacillare. Anzi vacilla con gravi contraccolpi sulla situazione generale della Basilicata e su determinate realtá destinate a essere tagliate fuori dallo sviluppo e da qualunque vera prospettiva di crescita. Il caso Potenza s'inserisce evidentemente in una temperie assai turbolenta.
Nel PD lucano emergono tensioni e battaglie, funzionali  spesso soltanto a un mero discorso di controllo di voti e al rafforzamento di questa o quella presenza. Difficile assistere a momenti di analisi politica pura, al di fuori di posizioni legate alla logica delle correnti, a gruppi che esprimono posizioni di parte. 
Peraltro la ricaduta di tutto quanto si verifica nel PD è destinata ad essere avvertita in termini di perdita di peso nazionale non solo del Partito, ma dell'intera regione, diventata insignificante e soltanto marginalmente presente nelle cronache del voto di domenica. Chi si accorge che la Basilicata esiste? Nessuno. 
La lettera - appello di Antonio Luongo, segretario regionale del partito - induce a riflettere e forse contiene più elementi di quelli che apparentemente presenta a una prima lettura. 
Luongo promette una riflessione all'interno degli organismi del PD per un esame della situazione determinatasi con il  ballottaggio e parte da valutazioni che chiamano in causa errori personali e di schieramento. Siamo in presenza tuttavia di un rituale, incapace di provocare delle svolte e una ripresa del dibattito politico, ampio e approfondito, a livello di opinione pubblica. Una svolta del genere potrebbe rivelarsi salutare. Ma non da sola. Ovviamente  accompagnata da sforzi concreti per affrontare i nodi del lavoro e della produttività di aree eternamente in crisi, a cominciare dalla Val Basento la cui reindustrializzazione è stata sempre considerata una bella favola e non una scelta prioritaria. Non un impegno programmatico. Con tempi e scadenze ben precisi. La Val Basento ma non solo. Tito, le aree interne ecc. senza escludere il problema di una effettiva occupazione nel petrolio e quello, ancor più pressante, delle garanzie per la salute e l'ambiente.
Intanto tra le risposte da dare alla crisi del PD spunta la possibile, per quanto ancora ipotetica,  crisi del governo regionale, considerata da alcuni addirittura inevitabile, quasi per far pagare a Marcello Pittella il prezzo di una sua presunta responsabilità per la vicenda Matera.  Responsabilità da parte di alcuni non solo ipoteticamente attribuita, quanto ritenuta più che reale.
Un'altra crisi è nella crisi: la soluzione del problema Potenza rimane sul tappeto come una macroscopica questione da affrontare con mezzi idonei, finora inesistenti. Un impegno non solo per il PD, ma per tutto l'arco delle forze politiche, dentro e fuori da ogni possibile maggioranza. Far marcire una cittá capoluogo di regione, per giunta affogata in un dissesto le cui responsabilità risalgono a tempi remoti, è un episodio di assoluta inadeguatezza politica e di una inaudita gravità sociale. Un fatto con il quale, in ogni caso,  bisogna davvero fare i conti.  

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