venerdì 17 ottobre 2014

MATERA CAPITALE



                            


  Una esplosione di gioia ha accompagnato l'annuncio del Ministro Franceschini che ha proclamato ufficialmente Matera Capitale europea della Cultura per il 2019. 
  A gioire sono stati non solo i materani, non solo i lucani e non solo i cittadini dell'altra Basilicata che si trovano nel mondo, sparsi qua e lá, nei vari continenti. Ma tante e tante altre persone convinte che Matera metta insieme, non da oggi, storia e cultura, modernità e passato remoto unificando il tutto in una dimensione di città vera che si propone di diventare un modello efficace di vita. Accanto alle immagini del Cristo si è fermato a Eboli, Matera mostra oggi il volto del suo dinamismo, nella scienza, nella letteratura, nel costume. Ma anche e soprattutto nel turismo che rappresenta una ricchezza di straordinaria importanza con quel 15 - 20 per cento in più di visitatori italiani e stranieri, capace di stabilire un primato, anche in questo caso. 
  Matera diventa capitale della Cultura nel cinquantesimo del Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Un film nato dalla convinzione del grande regista che una location del genere avesse in sè tutte le caratteristiche  per presentarsi dignitosamente ad un pubblico vasto e complesso.
C'è poi da riflettere sul titolo attribuito di capitale europea della Cultura. Che cosa è la cultura se non un modo di proporsi, di proporre un diverso protagonismo ad un Paese  con l'economia, oggi, non in grado di dare risposte positive ai problemi più urgenti. Bene, in tutto questo scenario la città dei Sassi si afferma come capace di stabilire un primato. Ma è la Basilicata tutta a stabilire un primato, ufficialmente riconosciutole, a livello internazionale.
Ecco il valore del risultato ottenuto, davanti al quale si commuove il Sindaco Adduce. Esulta con enorme soddisfazione anche il governatore Marcello Pittella, al quale va dato atto di avere creduto fortemente nelle possibilità di successo e di avere lavorato con determinazione per fare intendere ai lucani tutti, nessuno escluso, che la vittoria non sarebbe mancata, ma non certo per una semplice ragione di fortuna, quanto per la qualità dell'impegno profuso da intere generazioni.
  Siamo dunque ad una svolta? Fuori dubbio. Si tratta di farlo capire, d'ora in avanti, a chi ha sottovalutato puntualmente questa realtà al punto da immaginare di poter  spaccare in due una regione e annetterla un pezzo alla Puglia, un altro pezzo alla Campania. 
La Basilicata, terra di Orazio, non potrà essere merce di scambio, oggetto di spartizioni. Mercificazione dei suoi cervelli. E meno che mai pattumiera d'Italia. Ora c'è una ragione in più per combattere a testa alta. 

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