lunedì 13 ottobre 2014

LA LEZIONE DEGLI "ANGELI DEL FANGO"



                             


Un disastro di proporzioni immani. Solo così è possibile definire l'alluvione che ha colpito Genova da giorni e che ora interessa altre aree del Nord, anzitutto il Piemonte.
Renzi stanzia due miliardi, con il rischio che possano rivelarsi insufficienti per correre ai ripari in un momento difficile e forse drammatico con la gente invasa dal fango nella impossibilità di vivere e di portare avanti le proprie attività. Insomma, di lavorare. 
A questo punto crolla il sistema di salvaguardia del territorio, ammesso che sia mai esistito in termini di prevenzione e di responsabilità da parte del livello governativo e ministeriale. Sicchè appare finanche inutile e fuori luogo, paradossalmente, che il sindaco di Genova debba rassegnare le dimissioni. Per raggiungere quale obiettivo? Quello di un improbabile confronto con il Governo che si troverebbe  impossibilitato al momento a dare risposte che dovevano essere date nel corso degli anni. Si può dire dall'alluvione di Firenze del 1966 ad oggi, senza considerare Sarno e altro ancora.
C'è di mezzo la dignità di un Paese civile e la coerenza di un'intera classe dirigente: la politica non può mancare di confrontarsi con questi obiettivi, pena un inarrestabile crollo con tutte le conseguenze possibili.
Grillo sarà con i suoi martedì in città per aiutare i genovesi a spalare "la merda" come lui stesso annuncia con le solite espressioni dei cinque stelle  introdotte finanche nel linguaggio parlamentare. Diventate insomma una consuetudine, amara, disgustosa finché si vuole, ma una consuetudine vera e concreta. Oltretutto non vedo quali alternative il sistema assicura per bloccare la deriva del Paese e introdurre civiltà e rispetto per gli altri in un momento in cui volgarità ed espressioni triviali si accompagnano bene a una crisi altrettanto rozza e indomabile. 
C'è da affrontare non solo un problema riguardante l'assetto idrogeologico del territorio, quanto questioni etiche e  comportamentali. Forse c'è da rivedere tutto l'apparato politico istituzionale, il suo modo di intendere il rapporto con i cittadini e la vita di un intero paese che avanza nel buio. 
Non è  esagerato dire che l'unica, vera certezza è l'infinita solidarietà della gente, quella solidarietà accompagnata dal sacrificio di tanti giovani definiti angeli del fango. Non poteva esserci, del resto, definizione migliore in omaggio alla dignità e all'impegno morale di questi angeli custodi, buttati nel fango dalle mille emergenze legate a  un disastro naturale di dimensioni inaudite. Di cui forse non ci si rende ancora conto.
Uno schiaffo per la politica dovere soltanto immaginare che per compostezza e impegno questi giovani danno una lezione di civiltà al Paese, ormai non più sull'orlo del burrone. Ma finito nel precipizio. 

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