venerdì 1 aprile 2016

"CRIMINALITÁ ORGANIZZATA SU BASE IMPRENDITORIALE"


                                  
         Montemurro (Pz) La sorgente La Rossa  inquinata dal petrolio (foto R.De Rosa)


Dicembre 2014. Pasquale, un giovane allevatore di Montemurro, un piccolo centro della valle dell'Agri noto per avere dato i natali a Leonardo Sinisgalli,  mi accompagna a visitare la sorgente "la Rossa" a qualche chilometro dall'abitato. Acque una volta purissime, e oggi invece maleodoranti e palesemente inquinate da evidenti tracce di petrolio, mentre nella zona si respira aria non buona. Anzi irrespirabile. Eppure non ci sono scarichi di fogne, nè industrie in zona. Anzi è tutta pascoli e aperta campagna.
Ad un tratto Pasquale mi mostra sul suo telefonino le immagini di agnelli con tre zampe, capretti con due teste, a volte senza coda. Un disastro, commenta.
Poco distante c'è il pozzo di reiniezione di Costa Molina 2, sequestrato in occasione dell'inchiesta della Distrettuale Antimafia. Rai Tre manda in onda un servizio in rete nazionale. Gli appelli di Pasquale, fino a quel momento inascoltati, cominciano a produrre i primi effetti. Sul posto si reca il PM della DDA, Francesco Basentini, con i carabinieri del NOE, diretti dal capitano Vaglio e con la partecipazione del maresciallo Trezza, noto negli ambienti dell'Arma per essere un instancabile cacciatore di scorie radioattive, quelle trafugate e mai ritrovate, secondo il settimanale l'Espresso, dal centro nucleare della Trisaia di Rotondella che affaccia sul bellissimo mare Jonio, proprio lá dove dovrebbero sorgere le nuove piattaforme per la ricerca di gas e petrolio a 12 miglia dalla costa.
La vicenda della sorgente sembrava essere finita nell'oblio. E soltanto ieri la raffica di arresti e di denunce con il sequestro di Costa Molina 2 ha riproposto il problema della "Rossa", ben poca cosa a fronte del mare magnum di addebiti contestati dalla Direzione Antimafia nazionale e dalla DDA ai cinque, agli arresti domiciliari, e ad una sessantina di persone tutte coinvolte nella vicenda del traffico illecito dei rifiuti del petrolio.
"Criminalitá organizzata su base imprenditoriale" tuona il Procuratore nazionale antimafia, Roberti, portando Potenza agli onori della cronaca nazionale, anche in seguito alle dimissioni della Ministra Guidi per una intercettazione telefonica con cui annunciava al suo compagno in anteprima la "soluzione" a suo favore del caso Tempa Rossa (il secondo giacimento lucano questa volta Total), con la legge di stabilitá opportunamente pilotata.
"Le confermo che Tempa Rossa è stata definitivamente inserita come emendamento del Governo nella legge di stabilitá. Buon we. Gianluca." È l'sms inviato da Gianluca Gemelli al dirigente della Total Giuseppe Cobianchi il 13 dicembre 2014.
Basilicata in apertura di Tg e Gr in questi giorni. Anche Radio Anch'io, la trasmissione radiofonica abilmente condotta da Giorgio Zanchini, ha dato largo spazio alla vicenda lucana privilegiando tuttavia il conflitto d'interessi, argomento a quanto pare capace di fare audience sin dai tempi di Berlusconi. Un tema che attrae una qualificata attenzione politica a livello nazionale.
L'inquinamento della Basilicata, la cenerentola del Sud, interessa molto poco. Così come fanno pochissimo notizia le questioni aperte del traffico illecito di rifiuti legati alle estrazioni di petrolio.
Dice Massimo Mucchetti, bresciano, presidente della Commissione industria del Senato, al telefono con Giorgio Zanchini: "se la Basilicata comprendesse che autorizzando senza problemi il doppio delle estrazioni otterrebbe 500 mila euro di royalties all'anno, così non sarebbe. Tanti problemi sarebbero risolti."
Neppure la capacitá di capire e di valutare certe opportunitá...
Insomma questa regione non sará mai evoluta, perchè senza cervello. Siamo lì, ci manca poco! E l'inchiesta prosegue.

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