lunedì 25 aprile 2016

RAI NEWS 24 SU CHERNOBYL E SCANZANO



"Saremo il comune più ricco d'Italia": bastò questa frase a infiammare l'animo dei lucani quel tredici novembre del 2003, quando partì la rivolta di Scanzano durata fino al ventisette dello stesso mese.
A pronunciarla, secondo alcuni testimoni, sarebbe stato il sindaco dell'epoca della cittadina jonica, Mario Altieri, che avrebbe dato per scontato l'accordo o l'ipotesi di accordo per accettare il deposito nazionale di scorie radioattive, nei giacimenti di salgemma a pochi metri dal mare, in cambio di ingenti finanziamenti da parte di Sogin (la societá incaricata di provvedere alla messa in sicurezza del nucleare italiano), una pioggia di soldi che lucani, pugliesi e calabresi, tutti uniti in quei quindici giorni, rifiutarono indignati.
Rai news 24 ricorda con una diretta quelle giornate storiche, in occasione dell'anniversario di Chernobyl, una piaga ancora aperta. Un sarcofago di cemento armato, enorme per dimensioni, dovrá coprire il reattore nucleare e i materiali radioattivi in esso contenuti. Dicono gli esperti che si tratta comunque di un rimedio tampone. Cosa accadrá di qui a un secolo? Al momento non è dato sapere. 
Chernobyl e Scanzano un binomio alla base della riflessione di Alfredo Di Giovampaolo, anche lui all'epoca osservatore degli sviluppi sul campo di quella rivolta sacrosanta: bisognava difendere a denti stretti e a qualunque costo una terra che si rifiutava e si rifiuta di diventare la pattumiera d'Italia. 
Arrivai a Scanzano proprio la mattina di quel tredici novembre quando la rivolta era giá divampata. Si trattava, oltretutto, di dare il giusto risalto nazionale a un evento davvero straordinario, un evento senza precedenti legittimato da un forte  orgoglio del popolo della Basilicata, e non solo, ma anche dalla giusta necessitá di far sentire al Governo la voce della gente. Una prova di democrazia.
Anche Ambiente Italia, la trasmissione di Rai Tre che andava in onda il sabato in diretta, offrì un grande contributo in un clima rovente, in cui sarebbe bastata una scintilla per provocare l'imprevedibile e compromettere il dialogo delicatissimo tra il popolo e le autoritá, soprattutto le regioni  che affacciano sulla costa del mare jonio: Puglia, Basilicata e Calabria ed il Governo che aveva immaginato il deposito di scorie a Terzo Cavone.
A pochi metri dal teatro della lotta c'era e c'è intanto la Trisaia di Rotondella. Un mini sarcofago, ma pur sempre un contenitore di materiale radioattivo. Era proprio quello il nodo da sciogliere. Un alto ufficiale dei carabinieri, oggi a Roma, aveva scritto, in un rapporto riservato alla Procura della Repubblica di Matera, che la Trisaia non aveva mai rispettato le normative di legge "funzionando - si leggeva nel rapporto, con riferimento all'Itrec - in maniera del tutto illegale tranne che per un brevissimo periodo quando - precisa la nota - l'impianto per il riprocessamento del combustibile nucleare proveniente dalla centrale di Elk River negli Usa era stato diretto dall'ing. Raffaele Simonetta", scomparso ormai da anni.
Questo lo scenario all'attenzione di Rai News 24. Una operazione editoriale di grande profilo che si propone all'attenzione del pubblico dei telespettatori. Esattamente per non dimenticare tra l'altro anche il ruolo di una terra, la Basilicata, costretta a difendere il suo patrimonio naturale di grande pregio e le risorse di cui dispone da vari assalti, considerati delle scelte inevitabili e necessarie per la comunitá nazionale. 
La notte di Chernobyl é un monito per tutti, politici, istituzioni, Governo nazionale e opinione pubblica. Un monito da non far cadere nel nulla quando i riflettori su Chernobyl si saranno spenti.

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