sabato 23 maggio 2015

IL RICORDO DI CAPACI

Un siciliano come Mattarella

A risentire il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell'aula bunker di Palermo si ha la sensazione netta che qualcosa stia davvero cambiando. Che il cammino verso la distruzione del cancro denominato mafia sia giunto a una svolta. Ma non solo dal punto di vista dei discorsi, inevitabilmente contro gli autori della strage di Capaci, quanto per ciò che riguarda la sostanza delle cose, vale a dire l'impegno della politica e delle istituzioni a isolare quel fenomeno antico che si è andato consolidando in molti casi proprio mentre erano in atto tentativi di sconfiggerlo definitivamente. E non è poco dopo anni di sospetti di collusioni, di quasi certezze, di dubbi atroci giustificati dal rischio di un possibile, tacito accordo tra pezzi dello Stato e organizzazioni mafiose.
Mattarella ha rivolto ai giovani un appello all'impegno per voltare definitivamente pagina. Per far marciare sulle gambe di tutti, non solo dei ragazzi, la coscienza della legalitá dopo troppi silenzi, dopo incredibili atteggiamenti di facciata e pericolose ipocrisie politiche che hanno intralciato il cammino verso una democrazia vera. Non solo apparente.
Il Presidente della Repubblica parla da siciliano, fratello di una vittima di Cosa nostra. Non è poco. E non è poco che proprio lui assicuri la lotta alle tante mafie, tutte vere, reali, in carne e ossa. Non solo immaginarie come qualcuno crede di poter dire. 
Mafie che in molte realtà albergano nei luoghi più impensati, avvalendosi di uomini spesso al di sopra di qualunque sospetto. Gente per bene, amici degli amici. Soprattutto lá dove non c'è bisogno di sparare. Anzi lá dove il risultato migliore lo si ottiene silurando le persone scomode, mettendole ai margini, evitando di attribuire loro incarichi di prestigio o responsabilità di un certo livello. E privilegiando spesso i corrotti.
Ecco, dunque, la novità delle celebrazioni a ventitrè anni dalla strage di Capaci. 
L'Italia non ha mai avuto, come capo di Stato, il familiare di una vittima illustre. Un uomo colpito negli affetti più cari. Una personalità  che ha versato le sue lacrime per l'uccisione nientemeno che di un fratello. Che conosce lo strazio di un dramma del genere. Una figura che reca impressi sul volto i segni di un lutto indimenticabile. Un lutto per sempre. 
Per questo Mattarella è un garante. Un guardiano. Una sentinella della legalitá.

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