domenica 1 febbraio 2015

MATTARELLA PRESIDENTE, FUORI DAI GIOCHI DI CERTA POLITICA



Perché  Sergio Mattarella? Ecco il nodo da sciogliere per mettere a fuoco il percorso della politica e inquadrare esattamente le motivazioni alla base della scelta. Oltre che per sondare il clima in cui essa è maturata. 
Beninteso: il neoeletto Presidente non esce dal cilindro del prestigiatore. Non è stato individuato con la monetina. Non è frutto di una imposizione. Rappresenta piuttosto un percorso obbligato a fronte di uno scenario che rischiava di deteriorare ulteriormente il quadro politico, logorato da mille diatribe e da contese tali da poter compromettere un po' tutto: dalla politica, all'economia, alla vita sociale. Al lavoro stesso di Renzi, da mesi se non da anni a questa parte.
Mattarella non è paragonabile ad altri politici. Prima considerazione da fare. È un uomo vissuto del prestigio che deriva dalla cultura e dallo studio. Un uomo fuori, completamente fuori da certo carrierismo e dalla corsa alle poltrone. Non è indubbiamente espressione dell'antipolitica, ed ha una precisa identità. È piuttosto il frutto di una logica dei comportamenti che hanno portato l'uomo a non disinteressarsi dei problemi del Paese. Oggi come ieri. Ma a guardare l'universo della politica con atteggiamento diverso imposto anche dalla vita familiare, a cominciare dalla tragica fine del fratello Piersanti colpito dalla mafia perché considerato un innovatore pericoloso. Un uomo della svolta.
Come si può dire di no a una personalità che ha raccolto tra le braccia il fratello morente ed ha assistito alla sua agonia rendendosi conto che quella tragedia era esattamente il prezzo da pagare. Un prezzo inevitabile. Una sofferenza grande ma da non potersi scongiurare.
In altri tempi la candidatura a Capo dello Stato era appannaggio di personalità del mondo politico fin troppo note e presenti sulla scena giorno dopo giorno. Uomini che non avevano perso occasione di far sentire la loro voce nei congressi di partito o in altre sedi rilevanti. Lo stesso Napolitano ha trascorso la sua vita a Botteghe Oscure. E' stato uomo di partito, ad altissimo livello. Ma pur sempre esponente degli interessi di una parte politica. 
Mattarella è arrivato al Colle per altra strada. Non vi è dubbio. E per questo, sin dal primo momento della sua elezione ha ottenuto il consenso dell'opinione pubblica, della gente comune che ha già capito la portata dell'investitura. Neppure una critica, neppure l'ombra del dianzi dell'opinione pubblica. Nulla di tutto questo. Anche la politica ufficiale non ha sollevato obiezioni. Non ha frapposto ostacoli, sentendosi finanche alleggerita di un possibile fardello rappresentato dalla eventuale scelta di un personaggio che, invece di raccogliere consensi intorno alla sua figura, potesse accentuare contrasti e distinguo. 
Certo, Mattarella Presidente porrà dei problemi non indifferenti al mondo politico, alle istituzioni e ai partiti. Anzi li ha posti sin dal momento della sua candidatura. 
Il grillismo esce malconcio, tanto per cominciare. Anzi ha mostrato il suo vero volto di movimento capace di una protesta nullista priva di contenuti e di proposte vere. Che oltretutto non sa distinguere. 
Berlusconi non può dirsi abbia avuto un ruolo determinante che qualcuno riteneva possibile, anzi fin troppo reale. Se non scontato. E, al riguardo, c'era chi paventava finanche una intesa di ferro tra Renzi e il Cavaliere che, secondo le previsioni, avrebbe determinato situazioni imprevedibili a  esclusivo vantaggio di quest'ultimo. Ma così non è stato.
D'altro canto il Patto del Nazareno se dovesse servire per portare in porto le riforme  non sarà totalmente archiviato, ma risulterà quanto meno condizionato dal successo del neoeletto Presidente. Seguirà, insomma, strade obbligate e non potrà essere considerato lo sconto a Berlusconi o il segno di un suo ritorno in campo da trionfatore. 
Quanto poi al Nuovo Centro Destra da osservare che lo stesso corregionale di Mattarella, Angelino Alfano, ha dovuto giocare su vari tavoli prima di prendere una decisione non certo  totalmente condivisa all'interno della formazione. E tutto questo ha un  peso e continuerà ad averlo inevitabilmente. Con quali risultati? Tutto da vedere ovviamente.
Il capolavoro di Renzi, come qualcuno lo ha definito, rimane tale agli occhi di certi osservatori. Ma davvero si può parlare di capolavoro, ascrivendo il successo al solo premier? 
Un dato è certo: il PD mostra di avere ricevuto una lezione di unità al suo interno.  Che l'abbia imparata o meno è ancora tutto da stabilire. 
La capacità di Sergio Mattarella va bene al di lá di questioni del momento. Il compito non è dei più facili, in una stagione  dominata da tensioni internazionali che non sembra alimentare facili ottimismi. E con i problemi del lavoro e dello sviluppo del Paese ancora per larga parte da affrontare in maniera risolutiva. 
Un uomo del Sud non può non essere consapevole di tutto questo. Ecco la carta d'identità di Sergio Mattarella dodicesimo Presidente della Repubblica italiana. 

1 commento:

  1. Tanto di cappello a Mattarella ed all'autore di questo post.Però sono dell'avviso che nessun uomo politico per arrivare, non dico dove è arrivato lui, ma semplicemente per fare il consigliere provinciale o regionale, non arriva solo per meriti personali, bensì per essere amico di tanti. E quando si è amici di tanti non solo non si è amici di nessuno, ma tra gli pseudoamici, ci sono pure i burattinai.

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