mercoledì 28 gennaio 2015

APPENNINO LUCANO: "IL PARCO PARTE"



Nuovo sviluppo, reali possibilità di crescita, occupazione  in vari settori delle attività produttive: un parco nazionale rappresenta una mano tesa verso il territorio ed i suoi abitanti. Non può ridursi a una zona recintata e impenetrabile.
Questo vale ovviamente anche per il parco dell'Appennino lucano che, superate le notevoli schermaglie all'interno dei sindaci dei vari centri compresi nel perimetro dell'area protetta e dei rappresentanti delle istituzioni, è giunto finalmente a conquistare un primo traguardo. Vale a dire l'intesa sui nomi che compongono il Consiglio direttivo e che affiancheranno il Presidente, Domenico Totaro e il Direttore Vincenzo Fogliano, nell'opera di gestione della macchina del Parco.
È proprio su questo che occorre concentrare gli sguardi e fare attenzione agli obiettivi. Non si tratta di un lavoro semplice, nemmeno paragonabile alla gestione di un comune o altro del genere. Il Parco nazionale dell'Appennino lucano ha davanti a sè delle sfide non da poco. Ha davanti a sè dei colossi dotati di uno straordinario potere di intervento e di una incredibile capacità di ottenere dalla politica i vari lasciapassare per estrarre milioni di barili di petrolio dalle viscere della Basilicata. Davanti a una situazione come questa, l'Ente Parco ha strumenti idonei e altrettanto potere per un controllo capillare di quelle aree di rilevante interesse naturalistico e di grande valenza storica e culturale? 
Intanto nel perimetro del Parco esistono almeno sei o sette pozzi, autorizzati prima della istituzione dell'area protetta. E non è cosa da nulla. Come non va sottovalutata la vicenda delle sorgenti La Rossa di Montemurro dove insieme all'acqua affiorano evidenti tracce di greggio, dall'odore inconfondibile. Senza considerare agnelli e capretti malformati venuti alla luce negli allevamenti della zona. L'Arpab é al lavoro. Michele Ottati, responsabile delle politiche agricole, ha ricevuto e ascoltato l'allevatore che ha denunciato questi fenomeni. Ma ora cosa accadrà? Altro interrogativo non certo irrilevante. Frattanto Aldo Schiassi, direttore generale dell'Arpab, l'agenzia per il controllo dell'ambiente, ha fatto pervenire alla stampa una dettagliata e meticolosa ricostruzione delle attività messe in atto. Ottima idea. Ma i risultati? 
Ecco dunque il ruolo del Parco che Totaro e Fogliano considerano a giusta ragione un elemento imprescindibile. Soprattutto ai fini delle scelte che la politica dovrà compiere. Ma c'è di più. L'anno appena concluso ha visto affermarsi su vasta scala vari progetti legati a Naturarte, una intelligente fusione tra arte e natura, oltre alle scelte per la valorizzazione dei prodotti tipici, quel mangiare lucano di una volta ben lungi da inquinamenti, distruzione, cattivi odori che appestano l'aria.
Sicchè, completato l'impianto del Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese per quanto manchi ancora il Piano, è proprio il caso di rafforzare la vigilanza e condividere con i centri dell'area le azioni positive giá messe in campo o soltanto progettate. Con molta lungimiranza, facendo di questa realtà non una faccenda semplicemente locale, ma una sorta di sfida di respiro assolutamente nazionale, pronta a interloquire sui temi dell'ambiente con Ministero, Governo, Regione Basilicata. Solo così non ci sarà il rischio di sbagliare o di finire nella trappola di giochi ben più grandi della stessa Basilicata.

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