martedì 24 febbraio 2015

IL GOVERNATORE PITTELLA: NON VOGLIO UCCIDERE I LUCANI



Prima di affidare al suo portavoce una vibrata nota di protesta contro la trasmissione Presa diretta di Rai Tre, il Governatore della Basilicata, Marcello Pittella, aveva scritto ai suoi lettori su Facebook un commento e una precisazione, da ritenersi un gesto importante ai fini del rapporto che deve legare la classe politica dirigente e, in particolare, i vertici della Regione alla gente. 
"Non voglio uccidere i lucani, non voglio favorire le compagnie, non voglio chiudere gli occhi" sostiene tra l'altro Pittella in quello che può essere considerato un messaggio ai lucani e agli abitanti di una terra fino ad oggi eternamente esclusa e martoriata, sin dai lontani tempi in cui qualcuno mise la Trisaia di Rotondella al servizio degli americani, per il riprocessamento delle barre di combustibile nucleare della centrale di Elk River, come si legge in un libro pubblicato da Einaudi. 
Certo, la questione petrolio è diventata rovente in Basilicata, sia per la mancanza di ricadute sull'occupazione dei giovani, sia in rapporto ai temi dell'ambiente. Fare informazione in Tv su un argomento così delicato significa correre dei rischi, in ogni caso. Il rischio peggiore è proprio quello di non misurare esattamente tempi e modalità dei vari interventi con la conseguenza di non valutare a fondo come stanno realmente le cose in una materia in costante evoluzione nella quale Governo, Ministero, Regioni sono letteralmente bombardati da una miriade di richieste di nuove concessioni da parte delle compagnie e non solo. Interessi miliardari si celano dietro al greggio. Basti pensare che il primo progetto di "sviluppo olio" dei primi anni Novanta, si legge nei tabulati ENI, costò alla compagnia un miliardo, tre milioni e novecento sessantuno mila euro. Era il primo progetto Val d'Agri. Accanto a quello i tabulati riportano altri sette progetti di sviluppo olio e sviluppo gas con cifre da capogiro. 
Quanti miliardi hanno fruttato quegli investimenti? Ecco il punto. Un fiume di denaro destinato non certo ai cittadini.
Sull'argomento petrolio era stata largamente impostata la campagna elettorale di Marcello Pittella il quale aveva a chiare lettere proclamato la sua volontà di evitare conseguenze rovinose all'ambiente e alla gente. E non c'è motivo di ritenere che abbia modificato la sua personale opinione. 
Conoscendo da trent'anni i Pittella, non solo il Presidente, non ho ragione  di dubitare della sua lealtà politica, prima ancora che personale.  Sarebbe davvero una sciagura se così non fosse. A parte il luogo comune, assai pericoloso, che considera tutti i politici ladri e imbroglioni. 
C'è tuttavia da fare una riflessione. In molti casi la rabbia finisce per prevalere ed è anche comprensibile. Sicchè molti dei confronti promossi dal Governatore si risolvono in contestazioni e altri segni di intolleranza con al centro le vicende legate all'articolo 18, ormai arcinoto a tutti. Articolo congelato, si legge in una nota del portavoce del Presidente, Nino Grasso, con una valanga di complicazioni per lo stesso Ministero dell'economia e con tempi lunghi se non lunghissimi.   
In questo caso l'unica strada da percorrere mi pare sia quella di uno stretto rapporto tra governo locale e popolazioni, con i giovani in prima linea. Fischiare e impedire di parlare a chi rappresenta gli elettori è un sistema antidemocratico e totalmente negativo. Che certo non produce effetti, se non quello di rafforzare le difficoltà della Basilicata ad avere un peso sempre più incisivo, in campo nazionale, e un ruolo sempre più visibile agli occhi del governo. 
La Basilicata è la terra delle grandi evoluzioni, del sapere, della scienza e della tecnologia e non certo dei muli in bianco nero che percorrono le strade dei paesini di montagna e delle donne con gli scialli che nascondono il viso. Tutto questo non può e non deve sfuggire.

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