martedì 30 aprile 2013

DON MARCELLO: PAGHI CHI HA TRADITO




Don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale di Libera contro le mafie, non smette di monitorare la vicenda giudiziaria legata ai provvedimenti della magistratura su alcuni assessori e consiglieri regionali della Basilicata, dopo la bufera dei giorni sorsi e gli arresti eclatanti. 
Sbarrare il passo all'onda lunga del malaffare, specie se ha connessioni e connivenze con il mondo della politica, rappresenta un dovere per tutti. Magistrati, ma non solo. Spetta alla societá civile, dice don Cozzi,  fare piazza pulita di amministri disonesti e profittatori. 
"È tempo che paghi chi ha tradito, ma è anche tempo che ognuno di noi faccia la propria parte e avverta su di sé la pressante responsabilità di un cambiamento." 
Il rischio è rappresentato da una opposizione qualunquista alla politica. Una opposizione sterile e improduttiva. Anzi dannosa. 
Durissima la posizione di Libera che ricostruisce tra l'altro le vicende del passato con riferimento all'epoca in cui l'organizzazione di don Luigi Ciotti era considerata come uno strumento atto a denigrare, a mettere in cattiva luce la Basilicata, isola felice. Dove nessun crimine a memoria d'uomo si era mai verificato. Dove non c'erano amministratori disonesti capaci di falsificare le carte per scopi personali. 
"Abbiamo ancora negli occhi l'indignato stracciarsi le vesti dell'intero Palazzo, all'interno del quale spariva ogni confine tra maggioranza e opposizione quando si trattava di mandare alla gogna certa magistratura che iniziava a mettere il naso anche in quelle stanze e non solo nelle case dei delinquenti e dei ladri di galline."
E ancora: "Verrebbe da chiedere: chi ha davvero deturpato il volto della nostra regione? Chi ha davvero sconvolto il vero senso della politica? Chi ha snaturato il rapporto con la gente? Chi ha mistificato la realtà?"
Domande inquietanti che mirano a diradare le nebbie di una situazione fin troppo pesante, gravata dall'ipoteca del potere. E non solo.
Il rischio è rappresentato da uno smarrimento generale, in cui ogni cosa trova giustificazione. Ogni evento, per quanto grave, perde il suo peso.
Al centro di tutto il Palazzo. Con le sue caratteristiche, i suoi uomini. Con la sua dimensione morale e il suo rapporto con la gente. Quel Palazzo che ancora, nonostante tutto, attrae l'attenzione di migliaia di diseredati, di disoccupati, di giovani in cerca di un futuro e mantiene, per questo, paradossalmente integra la sua capacità di rispondere ai problemi e alle richieste di tanti. 
Smantellare il Palazzo? Certamente no. Non è questo lo scopo di un'azione di pulizia che non può limitarsi a fare luce sulla miriade di responsabilità, tuttavia legate ai comportamenti di questo o quel politico. Alla mancanza di una integritá morale e di una condotta trasparente. 
Certo, la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio della Basilicata dovrá partire proprio da qui: altrimenti si finisce per essere conquistati da logiche perverse. Che indicano una strada davvero senza ritorno. Con tutte le possibili conseguenze. 

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