sabato 27 aprile 2013

IL LIBERO ARBITRIO DELLA CASTA








Nell'inchiesta sulle presunte spese pazze di consiglieri e assessori della Basilicata occorre distinguere tra le spese, diciamo pure normali, per l'esercizio dell'attività e il malaffare come tale. La truffa e le ruberie vere e proprie. Questo sembra più che ovvio, alla luce di un minimo di logica che cerca di affermare il diritto degli amministratori di essere al passo con i tempi e l'esigenza primaria di poter competere in una realtá, nazionale e internazionale, di un certo livello. Giornali, aggiornamento professionale e altro rientra in questo ambito. Risparmiare 600 euro togliendo i giornali a Santochirico, presidente del Consiglio regionale lucano, non è da considerarsi per questo una scelta adeguata e meno che mai intelligente. Tutt'altro.
Il problema di fondo consiste piuttosto in quel libero arbitrio che continua a fornire inevitabilmente alla politica tutti gli strumenti per decidere, scegliere, determinare senza dar conto a nessuno del proprio operato in nome di una democrazia rappresentativa tutt'altro che trasparente in molti casi. Ecco il punto centrale di tutta la questione che, perciò stesso, appare difficile da mettere a fuoco, non solo in rapporto alla vicenda delle ricevute e dei rimborsi, quanto in relazione a scelte arbitrarie e inconfutabili nell'ambito dell'attivitá svolta.
Certo, le feste di compleanno e le bottiglie di champagne offerte con i soldi pubblici sono davvero uno scandalo tanto più grave quanto banale e impensabile, pertanto indifendibile e assurdo. Rivelano, se accertate, una mentalitá diffusa della casta, che a questo punto non può essere definita in modo diverso. Il termine classe politica finisce per essere addirittura inadeguato, fatti salvi i comportamenti di chi non usa certi metodi e agisce correttamente.
Sicchè il libero arbitrio, in effetti, appare come l'unico elemento in grado di determinare davvero il divario esistente tra la grande disponibilità di risorse della Basilicata e il suo andare avanti in modo stentato, con privilegi enormi per alcuni e difficoltà serissime per la maggior parte, giovani in prima linea, costretti a considerare la possibilitá di emigrare come un bene. Un dato positivo. Una scelta appropriata in alternativa alla disoccupazione e allo spettro della fame.
De Filippo dovrebbe riflettere su questo divario che ogni giorno di più acquista consistenza, al di là di opinioni politiche e di pareri personali sui criteri della gestione della cosa pubblica. Chi mai ha chiesto di sapere quanto frutta alle compagnie petrolifere l'estrazione del greggio dal sottosuolo della Basilicata, in modo da stabilire un nesso tra la risorsa offerta e la condizione degli abitanti? Chi mai ha fatto un bilancio della disponibilitá del bene ambiente e della sua possibile ricaduta sull'economia locale, qualora scelte opportune e adeguate fossero messe in campo?
Un esempio per tutti. L'associazione dei direttori d'Albergo cerca in questi giorni di promuovere iniziative per dare ossigeno a un comparto vitale qual è il turismo in questa regione. Si tratta di una iniziativa isolata, tuttavia, che potrá dare ben pochi frutti concreti, almeno nel breve e medio periodo. Una voce nel deserto perché tanto le scelte da fare non competono certo ai direttori d'albergo, ma a chi sta ben più in alto e finisce per anteporre interessi di gruppi di potere alle esigenze legittime di una terra sottoposta ogni giorno alla spoliazione. Al degrado, responsabile di quelle risposte inadeguate e insufficienti, incapaci di determinare la necessaria svolta, ormai non più rinviabile. 
In questo panorama, l'agire dei furbi riveste un significato ancor più grave e lacerante. Senz'altro inammissibile, a dir poco. 

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