Non ancora la piaga gravissima degli incendi che dilagano ovunque, in questa estate rovente, è riuscita a mobilitare le coscienze dell’opinione pubblica, a far percepire questo evento come una sciagura nazionale destinata a distruggere la casa comune in cui viviamo. Non ci sono ancora segnali concreti in tal senso, mentre dominano molto disinteresse e una disattenzione inspiegabili.
Un dato assai pericoloso, quasi al punto da sottostimare l’entità del disastro fino ad autorizzare quasi, paradossalmente, le mani assassine e le menti distorte a proseguire nell’opera micidiale di una distruzione senza limiti in qualunque realtà geografica e a qualunque latitudine.
Non si può parlare peraltro di un fatto imprevedibile, al contrario una tendenza largamente annunciata da decenni addirittura.
Piangono gli abitanti dei centri ai piedi del Vesuvio divorato dal fuoco. Mai uno spettacolo così duro, mai la sensazione della casa in fiamme, ingoiata dal fuoco e non più recuperabile alla vita quotidiana.
Occorre dunque una mobilitazione di popolo, uno slancio collettivo per arrestare mani disoneste.
Finalmente un arresto nelle ultime ore, ma non basta, è una goccia nel mare. Una spinta decisiva potrà giungere solo quando il popolo si sarà schierato in massa per smascherare delinquenti dalle sembianze ancora sconosciute. Volti senza fisionomia, nè dignità.
Il Vesuvio è il caso per così dire più rappresentativo, ma tante e tante altre realtà mostrano in tutta evidenza il peso di un dato di fatto che definire fenomeno è sbagliato. C’è poi l’emulazione, l’invito a perpetrare questo disastro tanto non accade nulla. Anche il Parlamento dovrebbe adottare misure urgentissime e non più rinviabili, mentre il danno assume proporzioni gigantesche.
Forse per una svolta c’è da attendere ancora, ma quanto?