mercoledì 15 ottobre 2025

MONTICCHIO, SI PARTE



                   

                                    Il VULTURE
   

                                  

Sarà un primo passo, tuttavia assai rilevante. L’inaugurazione del centro visite a Monticchio bagni, presenti il Sen. Gianni Rosa e numerosi esponenti della vita pubblica, apre la stagione del rinnovamento di tutta l’importante realtà, ridotta a una baraccopoli con il rischio del non ritorno. Anzi del peggioramento progressivo e inesorabile.

Ciò accade dopo lunghi e interminabili anni di contrasti, di dibattiti spesso inconcludenti, di estenuanti confronti sotto gli occhi sbalorditi di chi ha sempre ravvisato nel Vulture, e nell’area di Monticchio, un elemento di sicura valenza naturalistica, storica e paesaggistica dotata di caratteristiche addirittura ineguagliabili, anche sul treno della produttività di beni di pregio, vino, olio anzitutto.

Dal canto suo la Presidente del Parco naturale, Francesca Di Lucchio, si è sforzata in questi anni di far prevalere quantomeno delle logiche commisurate agli obiettivi di valorizzazione delle maggiori peculiarità: le aree circostanti i laghi, la foresta, la biodiversità. 

Sul piano delle cose concrete il senso del Parco è quello del voltare pagina, rinnovando la “vetrina” e presentandola come un unicum, quale realmente è senza sforzi eccessivi nè manomissioni della realtà.

Fondamentale a questo punto il ruolo dei sindaci, ciascuno impegnato secondo precise esigenze e legittime argomentazioni. Nulla da eccepire, soprattutto alla luce dell’investimento, del tutto ragguardevole, dei venti milioni del PNRR, assegnati a Rionero alla base del progetto curato da Antonio Maroscia con la solita meticolosità e attenzione ai dettagli.   

Monticchio è un importante banco di prova, ragiona Maroscia. Come si fa a dargli torto?

L’idea stessa della “zattera dei monaci” per solcare le acque del Lago Piccolo e viverlo, mi sembra del tutto innovativa. 

Sicchè per Monticchio, e l’intero complesso del Vulture, il futuro è a due passi, anzi può dirsi già abbondantemente iniziato: molti segnali lo confermano autorevolmente. Si tratta di coglierli e metterli a frutto.      


mercoledì 1 ottobre 2025

DEDICATO ALLE FAMIGLIE DEI PILOTI CADUTI



                           

                 Simone Mettini e Lorenzo Nucheli, i due piloti morti sul Circeo



Non una parola sul dolore delle famiglie, sul modo con cui è stata comunicata la tragica scomparsa dei due congiunti, poco dopo le 11 di questo mattino d’inizio ottobre, quando personale dell’Aeronautica si è recato nelle rispettive abitazioni per adempiere a un compito che nessuno vorrebbe assumersi.

Dispiace molto, davvero molto. 

Le famiglie sono il cuore pulsante delle rispettive carriere, l’emblema dei sacrifici, delle difficoltà incontrate e superate perché i due, il colonnello Simone Mettini e il giovanissimo allievo Lorenzo Nucheli e con loro tanti altri uomini e donne, potessero guardare al loro domani, costruirlo giorno dopo giorno vivendo rischi e pericoli insiti nella professione.

Il dolore delle famiglie, immenso e indescrivibile, va in ogni caso messo in evidenza come il prodotto di un sacrificio offerto alla patria, alla sicurezza dei cittadini tutti. 

Intanto massimo riserbo sugli accertamenti appena iniziati. Il velivolo era un piccolo aereo a elica destinato alle esercitazioni. Non si sa nemmeno se il radar di Roma abbia avuto il tempo per rilevare l’entità del disastro che si stava consumando. 

Dettagli comunque irrilevanti, a questo punto. Conta molto di più rivolgere l’attenzione ai familiari che non trovano e non troveranno pace. Il volto del colonnello è quello di un ufficiale impegnatissimo a svolgere le sue mansioni, la fisionomia del giovane allievo trasmette il senso di una fiducia nel futuro e nella vita che purtroppo gli è stata negata.

Peccato. Che il Signore li accolga nella sua luce. Questo ci conforta.  


giovedì 25 settembre 2025

POLICURA HOSPITAL, LA NUOVA STRUTTURA








Prende il via a Potenza una nuova struttura ospedaliera, questa volta a carattere privato: Policura hospital, un nome, un progetto con alla base delle idee portanti. Una anzitutto. Migliorare sensibilmente l’offerta sanitaria, ridurre le liste di attesa e porre al tempo stesso il concetto di cura e salvaguardia della salute ad un livello forse fino ad oggi non ancora raggiunto. 

A dirigerla un nome a garanzia della professionalità e della serietà personale, quello di Rocco Maglietta, professionista noto e apprezzato non solo in ambienti locali. 

La prospettiva è ambiziosa. Certo, ma appare sin da ora in grado di alimentare le giuste attese dei pazienti forse troppo spesso non del tutto ascoltate o, quantomeno, affidate in passato all’ipotesi di un possibile viaggio della speranza nelle capitali della ricerca. Milano, Bologna o altro ancora. Temi al centro dell’intervento del Presidente della Regione, Vito Bardi, nel corso della cerimonia inaugurale.

Sicchè, indipendentemente da qualunque previsione, è indiscutibile  la capacità di contribuire a superare il vecchio divario, purtroppo sempre esistito, tra il centro e la periferia della scienza, una specie di maledetta cenerentola che ha perseguitato per decenni questa terra del Sud facendola sentire con le ali mozzate e non in grado di spiccare il volo. Oggi per fortuna le cose stanno cambiando, eccome. 

Questi tentativi vanno quindi assecondati, indipendentemente da logiche di competizione o di mercato. Il pubblico ha, dal canto suo, non poche possibilità di misurarsi al meglio nei vari tentativi di crescita mentre il privato dovrà rappresentare un sicuro riferimento per le scelte non solo individuali ma collettive.  Le premesse ci sono tutte, non manca nulla o quasi nulla.  



  

giovedì 18 settembre 2025

IL SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA


                             


                                  


Il 19 settembre è il giorno dedicato al Sollievo della Sofferenza, fisica, morale, di qualunque genere.

Una mano tesa all’umanità che si piega sotto il peso del dolore, quasi in coincidenza con la data del trapasso di Padre Pio , il 23 settembre. 

Il momento attuale è stracolmo di terrore, di paura e di lacrime soprattutto: un invito a capire ciò che si cela dietro a questi gemiti, dietro alle invocazioni di aiuto rimaste spesso senza esito come accade nella terribile condizione del popolo palestinese, perseguitato fino all’incredibile.

La giornata della Sofferenza non vuole essere semplicemente un ricordo, quanto un giorno di riflessione e di preghiera nella speranza di avere la forza per non rimanere schiacciati, tutti, dal dramma umano.

L’immagine di San Pio che si sofferma per dare conforto ad un paziente ci riempie di una gioia infinita, quanto di fiducia e di serenità. Rivela quella solidarietà sovrumana di cui forse ciascuno di noi non è capace, ma che rappresenta una meta e un traguardo da raggiungere.

L’Ospedale, la sua creatura, è la prima risposta al bisogno di sollievo per placare ogni genere di male, almeno nel tentativo di riuscirci.

Casa Sollievo rimane un altissimo presidio, consacrato dal Padre in uno dei momenti più belli e autentici della sua vita di umile sacerdote e di santo dei nostri giorni. 

sabato 13 settembre 2025

QUEI NOVE COLPI A DISTANZA RAVVICINATA




                       

                                La scena del delitto  



La scena del delitto, che 15 anni fa segnò la fine di Angelo Vassallo il “sindaco pescatore” di Pollica nel Cilento, si racconta da sola.

L’autovettura di Angelo bloccata sulla sinistra della strada buia quella maledetta sera del 5 settembre 2010, con il corpo riverso sul posto di guida e il piede sinistro ancora sulla frizione, sono elementi inconfutabili nei quali è praticamente scritta la storia del feroce delitto, messo a segno con un accanimento senza limiti, provocato dalla determinazione  del sindaco di sbarrare il passo alla criminalità edilizia e allo spaccio di droga.

Fa inorridire anche semplicemente il sospetto che due servitori dello Stato, due carabinieri,  abbiano potuto imboccare strade diverse, opposte, rispetto alla tutela della legalità e al sacrosanto principio della difesa di certi valori. Purtroppo non sembra trattarsi soltanto di sospetti, il che inquieta e fa male alla dignità della persone oneste. Non è retorica, per carità. E’ una terribile constatazione.

C’è da riflettere, inoltre, sui 9 colpi i cui bossoli trovati sull’asfalto equivarrebbero a quelli rinvenuti sul posto del delitto e sarebbero appartenuti alla pistola, una 6x21di proprietà di una signora. Altro non è il caso di aggiungere.  

9 colpi esplosi da meno di cinquanta centimetri, tutti mirati verso parti vitali, uno dopo l’altro, l’intero caricatore per avere le certezza della fine di Angelo Vassallo. Poi l’inspiegabile silenzio, la lunga attesa prima dell’inizio dei rilievi con i curiosi sul posto, liberi di avvicinarsi all’auto e anche al cadavere. Non un segnale di protezione dell’area del crimine, uno sbarramento. Tutto affidato al via vai dei presenti. Incredibile!

Ma chi erano i presenti, i “curiosi”, quale il loro ruolo per tutta la durata del tempo prima che giungessero gli uomini della scientifica e avviassero i rilievi?

 Un terribile interrogativo al quale in giudizio dovrà essere data una risposta, precisa, esauriente. Non vaga. Lo chiedono con insistenza da 15 anni i familiari ma non solo.

Frattanto Angela, la vedova, si è dimessa ad aprile dal circolo velico, fondato dal marito. Il motivo? Un componente del direttivo risulta indagato dalla DDA di Salerno in ordine all’omicidio del sindaco. Un potenziale nemico tra le “mura” di casa.


giovedì 11 settembre 2025

DOPO 15 ANNI IL PROCESSO PER L’OMICIDIO VASSALLO






                                 




Sono trascorsi infatti più di 15 anni da quella sera del 5 settembre 2010 quando Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica nel Cilento fu ucciso con 9 colpi di pistola mentre rientrava a casa, ad Acciaroli. Quell’omicidio, ancora senza colpevoli, ha assunto frattanto un respiro nazionale e rappresenta certo un caso fin troppo eloquente.

L’uccisione di Vassallo era il prezzo per il risanamento dell’area, diventata una piazza di spaccio mentre la zona rappresentava un miraggio per un cumulo di interessi milionari legati allo sfruttamento dell’ambiente. Angelo cercava di contrastare queste tendenze per favorire un ambiente “pulito”. Così pagò con la vita, quella terribile sera dopo le 21, quando ad attenderlo era il suo assassino poco distante da casa con un coraggio e una freddezza inauditi. 

9 colpi e poi un lungo, interminabile abbandono con persone incuriosite dall’evento che si recavano sul posto, mentre il corpo esanime, la testa piegata sulla spalla destra, rimase lì per ore. Inspiegabilmente. 

Così ebbero inizio i rilievi in uno scenario già evidentemente compromesso da mille silenzi e da una palese ritrosia a fare presto, a non perdere tempo prezioso, che purtroppo ha finito per pesare sull’esito degli accertamenti, senza escludere le possibili ripercussioni sul risultato finale. 

A novembre 2024 ci sono stati 4 arresti, tra i quali quello di un colonnello dei Carabinieri  e di un ex brigadiere dell’Arma. 

Nel tempo evidenti depistaggi, sotterfugi, verità camuffate, silenzi inspiegabili,  finanche la storia di una pistola 6 x 21 con matricola abrasa, a quanto pare appartenuta a una signora, simile a quella di un ex generale dei CC, di cui non si comprende il nesso con la vicenda Vassallo, nonostante i bossoli  sembrano coincidere con quelli rinvenuti sulla scena del crimine. Peraltro molti aspetti della vicenda sono ancora coperti da segreto istruttorio.

Tuttavia la Procura di Salerno ritiene di essere in possesso di consistenti elementi di prova, ed è questo, per i familiari di Angelo e l’opinione pubblica, l’unico elemento che lascia sperare per una positiva soluzione del caso più emblematico ( o tra i più emblematici) di giustizia finora assolutamente mancata nel bel Paese, dopo 15 anni dall’omicidio. 

   


lunedì 8 settembre 2025

ZUPPI, L'AMORE DI MARIA PER COSTRUIRE LA PACE



                                  

                               Il cardinale Zuppi


Un messaggio al popolo di Maria, ma non solo. Alle migliaia di persone che cercano la  pace e non la trovano, a chi vive la solitudine del nostro tempo. 

L’omelia del Presidente della CEI in occasione della festa di Viggiano ha scosso un po’ tutti per la forza delle parole e la profondità dei pensieri che collocano al centro l’amore per la Vergine e il bisogno, mai soddisfatto, di pace nelle coscienze e tra i popoli logorati dalle guerre.

“Donare la luce dell’amore specialmente a chi è povero nella sofferenza”. “La Madonna nera ci aiuta a non cedere allo scoraggiamento.” Concetti fondamentali nella vita di una società civile, non solo di una comunità composta da credenti, ma nella società fatta di laici.

“Un mondo di tanta solitudine e di tanta violenza” aggiunge il cardinale in un giorno luminoso in cui l’enorme folla di fedeli, giunti in Basilicata anche dall’estero per un omaggio a Maria, tocca con mano il senso della fede in grado di unire e di accomunare in un progetto forse mai sperimentato. 

“Le tante ferite dell’anima che aspettano uno spiraglio di luce” altra riflessione di Zuppi, vera, accorata come un appello a non abbandonare il richiamo alla fratellanza e alla solidarietà in questo mondo in cui lotte, contrapposizioni cruente, contrasti insanabili sembrano prevalere all’infinito, anzi prevalgono.

“Pensiamo alle vittime di tutte le guerre” “Disarmiamo i nostri cuori per disarmare il mondo.”   

“Vorrei che da Viggiano salga una grande invocazione di pace” aggiunge il cardinale trasformando la giornata dalla festa in onore di Maria in una occasione che faccia affermare la necessità di un messaggio al mondo, proprio mentre notizie atroci continuano a giungere dai tanti fronti di guerra, troppi e assurdi. 

venerdì 5 settembre 2025

SESSISMO, STUPRI E VIOLENZE NON SOLO




                                    



Mentre scrivo questa nota continuo a sentire a molta distanza il rumore del lavoro degli operai che hanno tirato su un grande edificio, sorto dal nulla, là dove c’erano solo erbacce e rovi. Un lavoro senza sosta che prosegue ogni giorno fino alle ultime luci del tramonto.

Come si fa a non apprezzarlo? Il lavoro dell’uomo che mette mattone su mattone per costruire qualcosa. 

Altro sono gli scenari raccapriccianti. Le cronache ci parlano di sopraffazione, di guerre, di sesso e sessismo, non cosiddetto ma tale in tutto e per tutto, a volerci ricordare che la società cerca strade assurde in nome dei facili arricchimenti fondati sull’uomo pronto a dominare con il denaro e la merce. Il sessismo è la dimensione più diretta di tutto questo. 

Si, infatti la logica del predominio incondizionato non ha fine: gli scandali sui quali si indaga sono tanti, troppi mentre Putin si spinge fino alle peggiori atrocità  pur di dare forza al suo controllo totale sulla fragile, e ormai inesistente, Ucraina. Lo stesso avviene per Gaza, con il volto disteso del massacratore Netanyahu. 

Denaro e potere. Sicchè sessisti non sono solo stupratori e violentatori, ma quanti cercano di calpestare e distruggere altri uomini, altre persone con una corsa senza limiti e senza prospettive. 

Il sessismo è una forma esasperata di sopraffazione, di possesso oltre ogni ragionevole misura, per soddisfare desideri e forme inspiegabili di convivenza, che convivenza non è. La convivenza è infatti  capacità di interpretare gli altri, i loro bisogni, le loro vite.        

lunedì 1 settembre 2025

DON BASILIO, UOMO DI FEDE E DI VITA



                               



Non sempre capita di rintracciare nel profilo di una persona, di un sacerdote, quella molteplicità di caratteristiche tali da farne un personaggio unico e insostituibile. 

Don Basilio Gavazzeni, bergamasco ma lucano a tutti gli effetti, ha avuto la capacità di mettere a frutto tanti di quegli elementi in grado di consentirgli di lasciare una eredità importante, oggi all’indomani della sua scomparsa quando il suo capitolo non può dirsi affatto chiuso. 

Era determinato, pronto, convintissimo nella difficile lotta all’usura , diventata più di una ragione di vita quanto un motivo valido per combattere gli strozzini, una categoria di persone indegne di questo nome. Ne parlava con rabbia, quasi volesse esorcizzare il loro ruolo del tutto indegno. Con lo stesso impegno discuteva con le vittime.

Don Basilio era in prima linea. Non basta. Faceva scuola, metteva in guardia giovani e meno giovani dal rischio tremendo di finire tra gli artigli di uomini e donne, allettati dal piacere del denaro a non finire, e per questo capaci  di spingersi oltre ogni limite. Questo suo impegno gli era costato un attentato che però non lo aveva minimamente dissuaso dai suoi progetti.

Ricordo l’intervista che dalla Murgia materana rilasciò ad Ambiente Italia a proposito del film The Passion, in cui a suo giudizio Cristo diventa elemento di fusione tra passioni, difesa dell’uomo e dell’umanità e ambiente. Lunga e appassionata, secondo il suo stile. 

Matera lo ha meritato e anzi ci sarebbe bisogno di altre figure della stessa levatura.

La sua disponibilità al dialogo per approfondire temi di tutto rilievo è stata una caratteristica essenziale dell’uomo e del sacerdote. Una delle tante ragioni per cui non è possibile dimenticarlo. 

Che il Signore lo accolga nella sua luce.    

sabato 30 agosto 2025

IL SALTO DI STILE DEL SAN CARLO



                               

                          Il San Carlo a Potenza  (da Ansa)


“Mi piace confrontarmi molto con il paziente, ascoltare le sue preoccupazioni e cercare di trasmettere fiducia e serenità.”

Non  capita spesso di ascoltare frasi del genere da ogni medico all’indirizzo dei propri pazienti. Il medico è uomo di scienza e come tale non di rado va avanti per proprio conto. Il giudizio, l’umore dell’assistito, la sua condizione psicologica? Spesso contano poco in tanti momenti difficili della presenza di un ammalato all’interno di una struttura, purtroppo  un copione destinato a ripetersi, almeno finora. Per non dire quando l’ammalato è un numero, una cartella clinica, il risultato di una serie di esami necessari per la cura.

Così non è per Michele Di Marino, direttore dell’UOC di chirurgia del San Carlo che dalle sue precedenti esperienze in diversi ospedali italiani ha ricavato una importantissima lezione, appunto sul comportamento del medico, diventata etica professionale, modo di agire e altro ancora. La sua umanità. L’idea del ruolo del paziente nella professione.

E’ davvero un cambiamento di rotta? Un dato rivoluzionario destinato a far bene all’immagine del nosocomio, in una dimensione non semplicemente localistica, ma di altro respiro.

In una lunga intervista, pubblicata dal portale della Basilicata, Di Marino indica le linee guida del suo progetto, con lo sguardo rivolto ai settori cardine della chirurgia  con “l’obiettivo di offrire la migliore terapia , con il supporto di tutte le figure competenti per singola materia. Ritengo che una chirurgia “forte” sia capace di trainare un intero ospedale ma è sempre - lo ribadisco - fondamentale l’apporto di tutti i reparti e di tutti gli specialisti.” Analisi attenta e accurata dello stato delle cose.

Quali dunque le conclusioni? “Il paziente deve sentirsi subito preso in carico, deve subito comprendere che un gruppo di professionisti è pronto a dare il massimo e in questo devo ringraziare i miei straordinari collaboratori.” 

Preso in carico, non solo curato. Non solo oggetto di teorie scientifiche ma, appunto, preso in carico, il che significa una diretta partecipazione del medico alla vicenda umana dell’assistito, alle sue preoccupazioni, alla sua realtà personale.  

Un monito per i giovani medici, freschi di studi e di Università, pronti ad affrontare la professione nei suoi risvolti concreti, nel giorno per giorno. 

Un segnale importante. Significa un cambiamento di passo, scandito già dai risultati.             

martedì 19 agosto 2025

UNA PIANTA PER LA STORIA




                               


                                    



Esile ma forte, la giovane pianta messa a dimora nel campus universitario di UNIBAS a Potenza è soprattutto un invito a conoscere Hiroshima a 80 anni da quel giorno che devastò l’umanità intera.

Si perché non sono pochi a non saperlo e, di conseguenza, a rischiare di rimanere indifferenti rispetto a quello che fu per il mondo il disastro peggiore, con la sua ondata di odio e di guerre. Quelle di ieri e quelle di oggi, in tutto e per tutto uguali al passato.

La pianta verde è invece un simbolo di amore. Possiede in sé una straordinaria forza, una carica di volontà capace di rappresentare qualcosa di molto diverso, appunto. 

Ha in sè l’esigenza di conoscere e di sapere degli uomini per essere presenti sulle scene della storia. Anzi, per rendere viva e consapevole l’immagine di quel 6 agosto 1945, ancorata a una memoria inevitabile, proiettata in un tempo senza limiti. Un tempo assoluto. Si, in questo caso il tempo non ha limiti e diventa una identità eterna.

Chiunque si avvicini alla giovane pianta usi delicatezza e impegno a tramandare il peso di un evento indescrivibile con parole umane. Questa pianta è più di una testimonianza. Più di una presenza. E’ una pagina dell’umanità che non ammette di essere ignorata, ma pretende a giusta ragione di essere conosciuta. 

Chi si rifiuta di sapere non può dirsi un uomo!