Il San Carlo a Potenza (da Ansa)
“Mi piace confrontarmi molto con il paziente, ascoltare le sue preoccupazioni e cercare di trasmettere fiducia e serenità.”
Non capita spesso di ascoltare frasi del genere da ogni medico all’indirizzo dei propri pazienti. Il medico è uomo di scienza e come tale non di rado va avanti per proprio conto. Il giudizio, l’umore dell’assistito, la sua condizione psicologica? Spesso contano poco in tanti momenti difficili della presenza di un ammalato all’interno di una struttura, purtroppo un copione destinato a ripetersi, almeno finora. Per non dire quando l’ammalato è un numero, una cartella clinica, il risultato di una serie di esami necessari per la cura.
Così non è per Michele Di Marino, direttore dell’UOC di chirurgia del San Carlo che dalle sue precedenti esperienze in diversi ospedali italiani ha ricavato una importantissima lezione, appunto sul comportamento del medico, diventata etica professionale, modo di agire e altro ancora. La sua umanità. L’idea del ruolo del paziente nella professione.
E’ davvero un cambiamento di rotta? Un dato rivoluzionario destinato a far bene all’immagine del nosocomio, in una dimensione non semplicemente localistica, ma di altro respiro.
In una lunga intervista, pubblicata dal portale della Basilicata, Di Marino indica le linee guida del suo progetto, con lo sguardo rivolto ai settori cardine della chirurgia con “l’obiettivo di offrire la migliore terapia , con il supporto di tutte le figure competenti per singola materia. Ritengo che una chirurgia “forte” sia capace di trainare un intero ospedale ma è sempre - lo ribadisco - fondamentale l’apporto di tutti i reparti e di tutti gli specialisti.” Analisi attenta e accurata dello stato delle cose.
Quali dunque le conclusioni? “Il paziente deve sentirsi subito preso in carico, deve subito comprendere che un gruppo di professionisti è pronto a dare il massimo e in questo devo ringraziare i miei straordinari collaboratori.”
Preso in carico, non solo curato. Non solo oggetto di teorie scientifiche ma, appunto, preso in carico, il che significa una diretta partecipazione del medico alla vicenda umana dell’assistito, alle sue preoccupazioni, alla sua realtà personale.
Un monito per i giovani medici, freschi di studi e di Università, pronti ad affrontare la professione nei suoi risvolti concreti, nel giorno per giorno.
Un segnale importante. Significa un cambiamento di passo, scandito già dai risultati.
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