Il gruppo dirigente di Paestum con il Prof. Massimo Osanna |
La recente scoperta di due templi dorici, nell’area archeologica di Paestum e Velia, conferma a grandi lettere il risultato conseguito lo scorso anno con 506.955 visitatori, davvero un record a testimonianza dell’interesse per questo meraviglioso lembo di Cilento, la Lucania antica, di cui si continua a parlare ormai da tempo.
Paestum non è soltanto scavi archeologici, quanto una sorta di rivisitazione del pensiero antico con la figura di Parmendide di Elea in primo piano che continua ad alimentare il desiderio di conoscere, in Italia e all’estero, soprattutto in Francia, dove tra i massimi studiosi del filosofo dell’essere e del non essere si colloca Léon Robin, di cui Einaudi ha pubblicato l’esito di importanti ricerche. Tra l’altro Parmenide (510 - 544 a.C. non vi è certezza sulle date) risulta essere autore di uno scritto, particolarmente ricercato dagli studiosi, e dedicato alla Natura. Filosofo dell’essere e del non essere affrontò uno dei nodi della realtà dell’universo, in un’epoca remota quando buchi neri e big bang non erano minimamente all’ordine del giorno.
Fondatore indiscusso della scuola di Elea, Parmenide è senza dubbio uno dei punti cardine del pensiero della Magna Grecia in tempi lontanissimi. Non solo, quanto la fusione tra ricerca archeologica e filosofia può costituire indubbiamente un elemento di forza per imprimere alla realtà dell’antica Lucania (e del Cilento, terra splendida) un rinnovato vigore. Una possibilità di promuovere un turismo sulle orme di importanti testimonianze del passato.
L’appello è rivolto alla direttrice Tiziana D’Angelo, e al Prof. Massimo Osanna perché un patrimonio culturale, storico, filosofico del genere sviluppi energie e apra nuovi orizzonti. Cos’è l’archeologia se non ricerca delle testimonianze del passato, e quindi anche della storia del pensiero?
Occorrono dunque nuove iniziative e nuovo dinamismo per fare in modo oltretutto che gli sforzi compiuti da studiosi come Robin non finiscano nel nulla o, peggio, nei libri ricoperti di polvere che nessuno si degna nemmeno di sfogliare.
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