Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso
L’annuncio di Giovanni Agnelli con la telefonata a Emilio Colombo (abbiamo scelto la Basilicata perché siete brava gente), nel momento in cui si decise l’insediamento della Fiat a Melfi, fu il primo dato che sottolineava il respiro nazionale di questa realtà.
Oggi, nel mezzo di una crisi quanto mai minacciosa e subdola alla vigilia del passaggio all’elettrico, il carattere tutto italiano dell’insediamento di San Nicola ritorna in primo piano. Diventa questione essenziale e con essa il peso di questa regione del Mezzogiorno, non certo insignificante. Tutt’altro.
L’incontro con il ministro Urso è dunque il vero snodo da non far cadere nel nulla: la vertenza dell’indotto Stellantis assume il carattere di una rivendicazione nei confronti del Governo e del Paese tendente a far decollare richieste tutt’altro che locali. A sottolineare quell’autorevolezza dei territori forse finora ignorata o non sufficientemente emersa.
Sono in discussione, beninteso, migliaia di posti di lavoro che incidono sul Pil e segnano la capacità di tenuta di un’area vastissima, non solo lucana. Si tratta del ruolo produttivo di un’ampia fascia di territorio e della sua presenza nelle dinamiche nazionali, il che non può non rappresentare la forte richiesta di un dialogo permanente con Palazzo Chigi e con le istituzioni tutte. Nessuna esclusa. Bisogna affermare logiche nuove nel momento in cui si profilano delle trattative essenziali con il Governo, a cominciare dal valore intrinseco dell’ambiente e dal suo utilizzo. L'elettrico è una rivoluzione, per Melfi ma non solo.
Su questo terreno si gioca una partita nient’affatto scontata o banale. Una partita di alto profilo, soprattutto sociale giacchè va di mezzo il ruolo di tante realtà economiche, produttive, occupazionali da non sottovalutare minimamente. Realtà davanti alle quali la benché minima inadeguatezza può costituire un rischio da non correre.
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