martedì 14 agosto 2018

"L'AUDACIA RIFORMATRICE DI PAOLO VI"




C’è stato un Sessantotto cattolico, che ha addirittura preceduto l’onda lunga di una contestazione, spesso dissacrante, determinata dall’esigenza di cambiamenti radicali a livello planetario: come se quella generazione di giovani si fosse impossessata del “dogma” del cambiamento a tutti i costi della vita e del mondo, elevando la lotta politica a livello di categoria esistenziale. Di necessità imprescindibile.
Ci fu insomma una strada riformatrice cattolica, nel turbine di movimenti e di progettualità, strada ispirata dalla Chiesa di Papa Montini. Tema di portata storica, sul quale invitano a riflettere due articoli di Carlo Cardia, pubblicati dal quotidiano Avvenire. Cardia  giurista, docente universitario, avvocato conoscitore del mondo cattolico nelle sue molteplici  manifestazioni, sostiene che “la Chiesa cattolica ha preceduto il ’68 rispetto a ogni istituzione o movimento, prima con l’intuizione del Concilio Vaticano II, poi con l’audacia riformatrice di Paolo VI che segna il Novecento con la realizzazione del Concilio e la sua rivoluzione dello spirito.” 
Il Sessantotto cattolico è stato costretto tuttavia a misurarsi con “profeti e cattivi maestri”. Ecco una delle chiavi di lettura del lungo ragionamento di Cardia, tutto incentrato sulla fisionomia  delle varie componenti all’interno della Chiesa che hanno caratterizzato, dominato, orientato una stagione di generale rinnovamento, favorendo finanche “sfumature di fondamentalismo”. Il che non è certamente marginale .
La fede e la religione al passo con i ritmi della società, in fondo è questo l’orizzonte all’interno del quale il Sessantotto cattolico ha dimostrato un vigore “rivoluzionario” senza molti precedenti, determinando svolte significative, cambiamenti di mentalità, e dando una sterzata vigorosa alla funzione delle gerarchie e al loro rapporto con i fedeli. Ma soprattutto alla Chiesa come realtà partecipata a tutti i livelli.  
Forse mai come in quella stagione, pur superando limiti emersi nel corso degli anni, la Mater et magistra ha acquistato nuova forza propulsiva, al riparo in ogni caso da varie forme di secolarizzazione, quanto mai evidenti e finanche destinate a sfociare in atteggiamenti pervasi a volte da un laicismo esasperato, nullista. Un laicismo spesso di matrice marxiana che ad ogni modo non ha lasciato tracce evidenti, negli anni a seguire e, meno che mai, nel tempo d’oggi. 
La posizione e il ruolo di Papa Paolo VI rimangono in ogni caso difficili e scomodi. Montini subì una contestazione ad opera di “personalità singole e movimenti collettivi che arricchiscono il panorama del cosiddetto dissenso: Dom Franzoni, don Enzo Mazzi, Ernesto Balducci…con una contestazione continua sugli orientamenti della Santa Sede, dal Concordato alla guerra in Vietnam, dal divorzio all’aborto, al celibato. E di altri religiosi - osserva l’autore - che seguono strade più complesse.”
Si tratta, in conclusione, di un viaggio attraverso gli eventi della Chiesa in pieno Sessantotto, una stagione lunga e difficile da interpretare ma forse ancora sconosciuta per certi versi alle vecchie e alle nuove generazioni. Sicchè Cardia fa luce con i suoi scritti su un pezzo di storia tutt’altro che limitato nella espressione temporale, ma radicato nei fatti che hanno investito la Chiesa di quegli anni  con una serie di eventi, alcuni dei quali a lungo trascurati, dentro e fuori dal mondo cattolico. Se non minimizzati, o addirittura sottovalutati forse anche dalla stessa politica. Ma questo è un capitolo diverso.          

Nessun commento:

Posta un commento