mercoledì 22 agosto 2018

A CIVITA IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE


                  
                         

    Angelo Borrelli a Civita (foto R. De Rosa riproduzione riservata)



Accolto da una folla di giornalisti, con una selva di telecamere e microfoni, Angelo Borrelli raggiunge Civita in una bella giornata di sole estivo che non è affatto quella  lugubre e terrificante della sciagura con dieci vittime e diversi feriti.
Si ferma a parlare con i giornalisti, a rilasciare interviste. Poi stringe la mano a ciascuno degli uomini delle forze dell’ordine e della Protezione civile. Un saluto affettuoso ad un mondo provato dalla disgrazia che cerca di riprendersi a fatica. 
Con parole fiduciose parla di un piano nazionale per la sicurezza del territorio, sia in caso di sciagure che per fronteggiare quel dissesto idrogeologico che non fa dormire sonni tranquilli. 
La Protezione civile diventa così la spina dorsale del sistema Italia, abituato a piegarsi sotto tante disgrazie. Prima Bologna, poi Genova. Qualche giorno fa il Pollino che ha inghiottito turisti inermi, mentre una bambina è in terapia intensiva per insufficienza respiratoria acuta dovuta a inalazione di acqua limacciosa e fango nei polmoni. 
Un incontro cordiale, un incoraggiamento ad andare avanti. Un gesto di riconoscenza delle istituzioni a quegli “angeli custodi” che hanno portato in salvo vite umane con dedizione, impegno, generosità e altruismo. Ottimo esempio di una solidarietà vera. Tante vite salvate rischiando in prima persona, lavorando in condizioni impossibili, con il buio della notte e sotto la pioggia in una sfida contro il tempo, prima che fosse troppo tardi. 
La visita a Civita del capo della Protezione civile nazionale si carica di tanti significati, in un momento difficile in cui ritornano le urla e il pianto dei familiari per la scomparsa di congiunti uccisi dalla piena del torrente diventato all’improvviso un mostro terribile.
Borrelli ritorna sull’allerta meteo diramato nelle ore precedenti la sciagura del Raganello e sottolinea, soprattutto per il futuro, l’importanza di dar retta a questi avvisi, di non sottovalutarli, alla stregua di atti burocratici. Tutt’altro.
Sul disastro di Civita il magistrato di Castrovillari indaga per una serie di ipotetici reati: omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, inondazione e omissione di atti d’ufficio.    
Si cercano dei colpevoli che avrebbero dovuto sbarrare il passo a chi aveva scelto di percorrere il corso del Raganello, quel maledetto pomeriggio d’agosto.  

Nessun commento:

Posta un commento