venerdì 8 luglio 2016

DALLAS, LA CITTÁ AFFOGA NELLA VIOLENZA

                        

Divampa la violenza razzista a Dallas. Si spara all'impazzata, i cecchini salgono sui tetti. Colpiscono i poliziotti che a loro volta reagiscono e sparano.
Le luci delle strade si confondono con il fuoco delle armi, mentre tra urla inaudite l'America di Obama mostra un volto inedito: la barbarie cresce istante per istante e la guerra s'impossessa di tutto e tutti. Ogni mano cerca di colpire, ogni animo fa esplodere la ribellione.
Con le armi a portata di mano la società americana mette in evidenza il suo volto inedito, forse fino ad oggi opportunamente celato. I grattacieli mascherano rabbia e violenza; la gente porta dentro di sè sbigottimento e rabbia. Così non si vive. Così non si cresce. 
I poliziotti additati come assassini che hanno ucciso dei neri d'America. Quegli stessi che recano impressi nell'animo nomi e volti di alcuni grandi della musica, dell'arte. Della civiltá: da Louis Armstrong a Ella Fitzgerald, a Martin Luther King. Che rabbia! Nel corpo di tanti scorre il sangue della vendetta. Ma chi riuscirà a far riflettere le coscienze? A dire basta alla violenza assassina e omicida, che ha conquistato gli uomini? Putroppo.

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