sabato 1 agosto 2015

NEL MEZZOGIORNO CHE ARRETRA IL PARADOSSO È LA BASILICATA




Ora anche le mafie stanno emigrando dal Sud, osserva Roberto Saviano. Geniale modo di esprimersi per dire che, andando avanti così, non converrà a  nessuno rimanere nel Mezzogiorno. Nemmeno alla grande delinquenza. 
Sarebbe questo l'unico "vantaggio" legato a una situazione di crisi inarrestabile e di degrado, sotto il profilo economico, sociale, umano. Ma anche politico, se si considera che i dati contenuti nel rapporto Svimez dimostrano in primo luogo l'assenza di un interesse del mondo politico e istituzionale nei confronti di questa parte del Paese dove non tutti hanno un avvenire sicuro, dove pochi hanno la certezza del domani, insomma un minimo di ricchezza per guardare al futuro con serenità evitando di dover considerare sempre possibile l'eventualità di una valigia, anche se non più di cartone, ma sempre il simbolo di chi emigra. 
I dati Svimez lanciano l'allarme Sud, ma forse non dicono fino in fondo che l'eterno problema rimane la Basilicata, una terra con risorse davvero importanti ma costretta a mendicare al ministro Guidi nientemeno che la possibilità di sbloccare fondi per oltre cento milioni di euro derivanti dalle royalties del petrolio. Incredibile. Eppure le royalties non sono soldi dello Stato. Sono denaro  dell'attività estrattiva che dovrebbe compensare il disagio, non solo ambientale, derivante al territorio e alle popolazioni dallo sfruttamento intensivo del sottosuolo. Uno sfruttamento che si vorrebbe spingere ben oltre i 154 mila barili al giorno, trasformando la Basilicata in un serbatoio senza alternative, condannato a rimanere tale per oltre trent'anni.
Su questo c'è stato un vero braccio di ferro nei mesi scorsi tra Governo e Regione. Un braccio di ferro destinato a non far registrare sviluppi, in assenza di una modifica vera dell'apparato normativo. Il che significa cambiare i rapporti tra Stato e regioni: operazione non facile e anzi assai improbabile, alla luce di quanto accade da tempo e della volontà del centro di non mollare di un millimetro. 
Il Mezzogiorno rimane il grande innominato e Roberto Speranza propone un ministero per il Sud. Certo, l'idea non è da bocciare per una ragione. Un ministero per il Sud servirebbe, se non altro, a far parlare di questa parte del Paese reale di cui la moderna cultura politica fa volentieri a meno. Parlare significa porre sul tappeto i problemi, evitare il silenzio. Parlare significa dare voce ai più deboli. Mettere in primo piano argomenti dimenticati.
Con o senza il rapporto Svimez la Basilicata rimane in ogni caso il vero paradosso italiano, un non senso. Rischia di essere oltretutto la terra dei veleni, con due aree industriali inserite, ormai da oltre quindici anni, nella mappa nazionale dei siti da bonificare e non ancora bonificati. E con il peggiore deserto industriale dell'intero meridione a fronte di enormi risorse quali petrolio, acqua, e bellezze naturali non ancora devastate. E con una capitale europea della cultura pronta ad affrontare la sfida del 2019. Ma in quali condizioni, c'è da chiedersi. E con quale entroterra economico è tutto da vedere.
Marcello Pittella corre di tanto in tanto a Roma per ottenere ascolto dal governo Renzi al quale ricorda che non è possibile un Paese diviso in due da condizioni obiettive che condannano la Basilicata a una terribile marginalità. 
Tra l'altro i numeri dicono ben poco rispetto alla situazione disastrosa del giorno per giorno. Vedere persone, fino a ieri con un buon livello di vita, frugare nei cassonetti dell'immondizia è il segnale che vale purtroppo molto di più delle statistiche, Istat o Svimez, non cambia molto. 

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