giovedì 2 aprile 2015

LA STORIA DEL NUCLEARE LUCANO, TRA SILENZI E BUGIE


                             
                   La Trisaia di Rotondella (Mt) - Foto di R.De Rosa



   La Trisaia di Rotondella, il centro nucleare sulla costa Jonica della Basilicata, è davvero un capitolo senza fine. Trasferimenti di materiale, per buona parte proveniente addirittura da Cre Casaccia, spostamenti di fusti, raffiche di fax, alcuni dei quali a firma di E. Casalino. E poi un bilancio che lascia trasparire molti dubbi e tanta incertezza sui movimenti avvenuti sin dal lontano mese di novembre del 1992. Un periodo clou per l'assetto del centro Itrec, l'impianto  per il trattamento e il riprocessamento del combustibile nucleare, cui si riferisce l'interrogazione alla Commissione europea presentata dall'europarlamentare lucano Piernicola Pedicini del Movimento cinque stelle, con lo scopo di accertare la situazione reale della bonifica in Trisaia.
In un fax dell'epoca (esattamente inviato alle 12,45 dell'11 novembre 1992) si fa riferimento alla spedizione al centro nucleare  di 53 fusti contenenti kg 1015, 076 di Uranio e kg 4,192 di Torio, per un totale, si precisa, di 11,802 tonnellate di materiale radioattivo. 
   Il punto centrale della questione consiste nella impossibilità di far luce sui trasferimenti effettivi di sostanze e sui dubbi inevitabili, a seguito di molte imprecisioni. Casuali o volute per ragioni interne? Difficile capire come stiano realmente le cose.
L'estensore del fax, infatti, precisa ai vertici della Trisaia: "Come si vede le quantità non corrispondono a quanto comunicato in quel fax. Si tratta di materiale diverso o sono state aggiunte altre quantità? La mia impressione è che si tratta di materiale diverso. QUANTO NE ARRIVERÀ ANCORA?"
   Una cortina di silenzi e di misteri pesa dunque su una delle vicende cardine nella interminabile storia del nucleare sullo Jonio lucano. 
A questo occorre poi aggiungere un dettaglio, non certo irrilevante. In quegli stessi anni, un rapporto redatto da un ufficiale dei carabinieri, a capo di una commissione di esperti incaricata di condurre degli accertamenti sulle vicende legate all'impianto Itrec di Rotondella, rilevò che la struttura non aveva mai funzionato in sintonia con le disposizioni di legge, tranne che per un brevissimo periodo quando fu diretta dall'ingegnere Raffaele Simonetta. 
   La Basilicata si trova oggi a fare i conti con un mare di problemi riguardanti l'ambiente nel suo rapporto con i cittadini, mentre l'opera di bonifica della vasta area Jonica, promessa anni fa, è ancora del tutto inesistente. Come assai improbabile è il prato verde di cui parlava il generale Carlo Jean, all'epoca ai vertici di Sogin, la società incaricata del processo di smantellamento di queste strutture in Italia.  
   Trisaia è certo un enorme macigno sulla testa dei lucani, e non solo. Ha ragione l'assessore all'ambiente della Basilicata, Aldo Berlinguer, quando invoca una reale trasparenza di Sogin nei suoi cronoprogrammi, allo stato non certamente in linea con le previsioni. 
   A Pedicini arriverà presumibilmente una risposta dalla Commissione europea. Non è da escludere una visita alla zona nucleare di cui parla il rappresentante di 5 Stelle. Ma con quali risultati, considerato peraltro che il Procuratore della Repubblica di Matera, all'epoca Nicola Pace, informò della gravità della situazione addirittura il Capo dello Stato.
Si apprende intanto che "l'Impianto Itrec Cre Trisaia" è stato ed è governato attualmente da una "Direzione Task Force" vale a dire da un nucleo di tecnici ed esperti incaricati dall'Enea di seguire gli sviluppi e il destino dell'Itrec.  Il che lascia immaginare l'importanza strategica del centro e il suo enorme peso nella vicenda Trisaia, ma non solo in una dimensione localistica. Le barre di combustibile esausto, provenienti dalla centrale di Elk -River negli Usa, sono tutt'altro che un affare di poco conto. Si parla infatti della "costruzione di un impianto di rifabbricazione di elementi di combustibile Uranio - Torio irraggiati con ossido di Torio contenente il 5% in peso di Ossido di Uranio (reattore Elk - River)." Non è tutto. In una dettagliata relazione si precisa, inoltre, che "da tale esercizio sono stati prodotti residui radioattivi a bassa e ad alta attività, solidi, liquidi e gassosi." 
Insomma in Trisaia ce n'è per tutti i gusti. Credo che a questo punto il ruolo e la figura dell'assessore all'ambiente Aldo Berlinguer, finora improntati a rigore ed efficienza, debbano riuscire ad aprire più di una breccia nel muro di silenzio che incombe sull'impianto a due passi dal mare Jonio.      

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