domenica 11 gennaio 2015

LA BAMBINA KAMIKAZE



Due milioni di persone hanno partecipato alla marcia di Parigi. Ma non solo: migliaia e migliaia di uomini, di donne, di ragazzi mobilitati ovunque per far fronte comune contro il terrore che minaccia il mondo.
Una manifestazione così compatta e sentita forse non l'avrebbe prevista nessuno. Capi di stato e di governo in prima fila. Mancava Il presidente USA, hanno fatto rilevare in molti, cronisti e commentatori di eventi internazionali. Eppure gli Stati Uniti hanno pagato il prezzo più alto alla strategia del terrore. Certo, ciò che conta è la risposta forte di tutta l'umanità. Non vi è dubbio.
Riappare inesorabile tuttavia davanti agli occhi l'immagine  della bambina kamikaze fatta saltare in aria con una potente carica di esplosivo. Ciò significa che nulla, davvero nulla è davvero in grado di mettere l'umanità al riparo completo dalla violenza cieca e dal terrorismo, giustificati in vari modi.
Una ragazzina kamikaze. Non esistono definizioni per descrivere lo stato d'animo di angoscia e di paura che una scelta del genere inevitabilmente suscita. E non esistono rimedi, immagini, possibilità di attenuare l'effetto disastroso di questa notizia sulla mente di ciascuno. Sul cuore, sull'anima. Sui sentimenti.
Quali strade imboccare? Difficile dirlo, anzi impossibile. Qualunque proposta risulterebbe banale e vana. Finanche deleteria, paradossalmente, dato il clima in cui l'umanità è precipitata. 
Arrendersi? Accettare tutto? Diventare miliziani dell'
Isis. Impossibile. Allora che fare? Interrogativo drammatico in un momento come questo in cui popoli e nazioni rischiano di vedere vanificato ogni sforzo, anche perché la vigilanza estrema, con mille presidi, non può diventare una regola di vita. 
Un mondo blindato appare impossibile. Sembra, anzi è, una assurdità totale. Una follia dover immaginare che occorre, da parte di ciascuno, dover rinunciare alla libertà e al bene supremo della democrazia e del confronto civile per colpa di integralisti estremi.
Tutto questo è, in fin dei conti, l'effetto delle guerre, della contrapposizione di popoli e nazioni, al posto della pacifica convivenza che Francesco predica da tempo. Ci sarà chi è davvero disposto a mettere in pratica le sue parole? Interrogativo purtroppo senza risposta. 


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