martedì 1 luglio 2014

SE LA BASILICATA FOSSE AL NORD...



                                        
               Matteo Renzi quando girava in maniche di camicia
                                                        (foto R.De Rosa)  

Il rapporto tra Stato e regioni non sempre è conflittuale. La Lombardia ad esempio vanta nell'arco degli anni una sua capacitá di far valere i propri obiettivi economici, politici e sociali in modo da non subire il peso di uno Stato accentratore e capace pertanto di prevalere sulla periferia.
La Lombardia è la Lombardia. Non vi è dubbio. Se la Basilicata fosse al Nord probabilmente avrebbe ben più chances da far pesare sul tavolo di una trattativa che oggi la vede soccombere finanche sul terreno di un uso legittimo di certe risorse, al di fuori del Patto di stabilità.  
Questo aspetto ha dell'incredibile: ci sono i soldi accumulati con le royalties del petrolio ma è un problema spenderli. Al punto che il Presidente della Basilicata, Marcello Pittella, deve avviare una serrata trattativa con il governo per ottenere nientemeno che un "privilegio" del genere, vale a dire quello di poter spendere  del denaro giá esistente in cassa. E non è detto che la cosa possa imboccare il binario giusto, così come richiesto. 
Questa piccola regione del Sud rischia l'ennesima umiliazione. Ma non solo. Rischia di essere considerata la Cenerentola d'Italia, nel caso in cui dovesse subire la volontá di un centro che la costringe a osservare regole ferree, ma tutto sommato irrazionali, trattandosi della  violazione di quel minimo di sovranità nel decidere una spesa non certo arbitraria, ingiusta o non condivisibile. Tutt'altro. Si tratta di utilizzare quei soldi per far fronte a esigenze legate a bisogni primari. 
Il No del governo è dunque il No di Renzi, nonostante la voglia di rinnovamento del giovane presidente del Consiglio e la sua capacitá di trasformare vecchi assetti in regole nuove. Su questo occorre riflettere. Ma riflettere politicamente e con la forza di far valere principi sacrosanti, trattandosi per giunta di affermare la logica del riconoscimento del ruolo non marginale della Basilicata, serbatoio d'Italia. 
L'intesa Regione-parlamentari lucani, per superare ostacoli di questa portata, appare oggi come l'unica  ancora di salvezza. Basterà  per superare un ostacolo del genere, dopo decenni di totale disinteresse da parte di uomini e forze politiche legati soltanto alle poltrone e al risultato elettorale? Al momento sembra difficile, se non impossibile, soprattutto per ragioni legate alla frantumazione della politica lucana che indebolisce e vanifica qualunque trattativa. 
C'è poi la modifica del Titolo V della Costituzione che per la Basilicata promette di diventare una mina vagante, con la mano libera di governo e petrolieri nella ricerca spasmodica di milioni di barili di greggio e di nuove perforazioni del territorio.
E intanto la minuscola Basilicata è stata esclusa dal governo Renzi per quanto attiene al riconoscimento delle calamitá naturali. Nemmeno il diritto di vedere riconosciuti danni obiettivi al territorio e all'ambiente provocati dal maltempo. Per la Basilicata non ci sono risorse da spendere. La regione Cenerentola d'Italia merita questo ed altro! 

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