lunedì 23 giugno 2014

POTERI INVISIBILI il nuovo libro di Don Marcello Cozzi



Un altro bel libro, scritto con la passione dell'uomo e la devozione alla legalità del sacerdote.
Il titolo: "Poteri Invisibili". Parole che non hanno bisogno di commento. Don Marcello Cozzi, Vice Presidente nazionale di Libera, in questo lavoro mette in luce soprattutto la rabbia per il dilagare del male in una terra, la Basilicata, che sembrava lontana mille miglia dagli illeciti, dai sotterfugi, dalle tante mafie destinate a perpetuarsi nel tempo. Inevitabilmente.
Ho voluto porre a don Marcello alcune domande. Ecco le sue risposte.

"Poteri invisibili" un titolo che dà alla Basilicata una connotazione ben precisa. Non è l'isola felice che qualcuno voleva far credere.

Ha fatto comodo a tanti immaginare una Basilicata isola felice. A chi ha tramato nell’ombra nella gestione dei propri affari illeciti; alla criminalità che pure ha ucciso e ha sparso sangue; alla criminalità bianca, quella in doppio petto, quella che mentre in pubblico presentava una parvenza di faccia pulita, in privato se la faceva con furfanti, truffatori e talvolta assassini; a chi per anni ha gestito la cosa pubblica come se fosse cosa privata, creando una cultura servilista e clientelare che è la vera mafia della nostra regione. E a tanta gente comune che in tal modo si è sentita deresponsabilizzata e pronta a puntare il dito su altri quando le cose non vanno bene, ciascuno chiuso, cioè, nell’orticello dei propri interessi.

Eppure c'è chi ha sempre scommesso che così non è affatto.

Basta ascoltare le persone, il grido di dolore di tanti che in Basilicata aspettano in silenzio una giustizia che non arriva, nomi e volti sconosciuti ai circuiti mediatici ma molto noti ai percorsi del dolore. Basta ascoltare quanti da anni aspettano il ritorno a casa di un familiare o un amico scomparso nel nulla, o chi ha perso un figlio per droga e si è sentito dire che la droga è semplicemente un flagello sociale, dimenticando che dalle nostri parti c’è stato e c’è chi la porta e con essa si fa i soldi. E basta pensare ai tanti disoccupati, cassintegrati, uomini e donne cacciati dai circuiti lavorativi e costretti ad elemosinare letteralmente un posto di lavoro. Basta pensare a tutto questo per dire che si deve vergognare chi ha sostenuto per anni una presunta felicità di questa terra e magari tacciando per allarmista, denigratore e complotti sta ci si è fatto semplicemente portavoce della disperazione di tanti.

Mi chiedo: se ci sono, come ci sono, poteri invisibili, come mai non si riesce a scardinarli. Domanda ingenua, mica tanto. Poteri invisibili che sono sistema, evidentemente.

L’istinto farebbe rispondere che se sono invisibili è impossibile scardinarli, perché già individuarli è difficile, immaginiamo cosa comporta il tentativo di scardinarli. Si tratta probabilmente di minare alle radici un sistema che è cultura, che è intreccio di relazioni, che non è necessariamente una questione giudiziaria, e che rischia di essere vista e vissuta da tanta gente come un dato scontato. Qualcosa che deve andare così…
Il nemico peggiore non è chi tu individui con chiarezza e senza esitazioni come tuo nemico, ma colui che ti sta accanto, con cui magari prendi il caffè al bar, che ti fa il piacere che tu gli chiedi, che magari ti trova i posto di lavoro e tu lo ringrazi. Uno così, può anche rubare o uccidere, o coprire chi ha ucciso, ma per te resta sempre uno da rispettare perché comunque ti ha concesso quello che tu gli hai chiesto. Ecco, uno così ti ha ucciso dentro perché ti ha privato della libertà e della dignità ma per te non è un “potere” ma un benefattore.

A questo punto che fare?



Ristabiliamo i confini tra favori e diritti, tra la verità dei fatti e le verità artificiali, tra cosa pubblica e cosa privata. Non lasciamo più deleghe in bianco a nessuno; sulle verità e sulla giustizia non si facciano più sconti a nessuno, neanche se si tratta del nostro migliore amico; non barattiamo più la nostra libertà per un piatto di lenticchie, che si chiamino posti di lavoro o royalties. E non scarichiamo più su altri, che sia la politica o la chiesa o le istituzioni, nostre precise responsabilità che vanno dalle logiche del campanile a quelle degli orticelli privati che ha diviso spesso i percorsi della società organizzata. Sono solo piccoli passi ma in un percorso di libertà sono già tanto.

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