lunedì 9 settembre 2013

EMILIA RETTURA INTERVISTA LEPORACE: RIUSCIRA' IL CINEMA A FARE GIUSTIZIA?


Un film sulla Basilicata del petrolio? Forse una buona idea, specie se collocato a cavallo tra le grandi produzioni (Rosi, Pasolini, Gibson) e le pellicole più leggere, diciamo pure, meno impegnative. Ma non per questo meno interessanti e ricche di spunti.
Sarebbe utile non certo un film sulle trivelle, semplicemente, o sui nuovi e vecchi petrolieri (senza escludere alcuni sindaci, ovvio) che della grande avventura dell'oro nero sono stati e sono protagonisti in prima persona e a vario titolo. Ma puntando sugli spettatori, sul popolo che segue le vicende delle trivellazioni standosene a guardare e scontando magari gli effetti di una inversione di marcia del tradizionale assetto economico in termini di marginalità, di esclusione dai processi produttivi. Insomma dallo sviluppo. Un popolo seduto in platea, nemmeno in galleria... Il biglietto costa troppo!
L'idea di questa terra set cinematografico, nella stagione del petrolio, me la suggerisce Paride Leporace, che identifica praticamente il suo nome e la sua esperienza professionale di ottimo giornalista con le vicissitudini di un cinema impegnato a porre sul tappeto problematiche vecchie e nuove, a cominciare dall'uso delle risorse fino ad arrivare a quell'aspetto davvero inquietante costituito dalla totale indifferenza di molti ambienti che contano e di settori dell'opinione pubblica nazionale per il ruolo svolto dalla Basilicata che, comunque vadano le cose, rimane il primo produttore di petrolio in terra ferma a livello europeo. Un dato praticamente ignorato dai più, in Lombardia come in Emilia, dove la Basilicata risulta essere un'articolazione più o meno moderna della vecchia Lucania, se non una regione addirittura diversa  accanto all'antica terra dei boschi, che risale a dir poco a Orazio il quale non sapeva se fosse “Apulus an Lucanus”, pugliese o lucano.
Leporace, responsabile della Lucana Film Commission, in una intervista a Emilia Rettura della Rai parla infatti della sua presenza alla mostra del cinema a Venezia e dei risultati ottenuti in termini di dimostrazione di un peso artistico e culturale non irrisorio della piccola ma non insignificante Basilicata. Ecco appunto il dato rilevante: rappresentare a Venezia l'essenza di una terra che nel campo della cultura e dell'arte è in grado di competere con altre realtà, nazionali e non solo. E' in grado di esprimersi, in effetti.
Può nascere così un nuovo realismo, un nuovo filone ispirato alla condizione unica di questa realtà del Mezzogiorno che lotta per non soccombere, ma soprattutto per essere sé stessa in una nuova dinamica di rapporti, politici ed economici. Sociali e culturali.
E' probabilmente questo il futuro dei lucani? Affidare al cinema una sfida che altri hanno sottovalutato, se non ignorato. Una sfida considerata forse impossibile o, peggio, inutile.


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