Una signora disperata, in lacrime: “Non mi butto sotto un camion solo perché ho dei nipotini ai quali bisogna far capire che dalle disgrazie ci si rialza”.
Non ci sono parole per commentare una vicenda del genere che rappresenta, nella sua manifestazione più cruda, il vero volto della maxi inchiesta sull’urbanistica a Milano.
Tancredi, Sala, Boeri o altri nomi di illustri protagonisti della vicenda contano molto poco, anzi nulla. Il dramma umano di chi si sente abbandonato in una città sterminata prevale su tutto, non è quantificabile. Non lo si può definire, in altri termini.
La signora ha consegnato oltre 200 mila euro, la sua liquidazione con altri risparmi, all’impresa costruttrice di una serie di alloggi in attesa di poter avere una casa tutta sua, dove poter vivere. Ora tutto sembra svanito. Cantieri bloccati, inevitabili lungaggini della magistratura, groviglio di responsabilità che rendono la vicenda della casa promessa un mistero.
Le 4500 famiglie per portare avanti le loro legittime rivendicazioni dovranno rivolgersi a un legale che possa perorare in giudizio la loro legittima e sacrosanta richiesta. Altri soldi, altre attese nella incertezza di poter avere uno straccio di pronunciamento che dia loro ragione, non solo. Ma obblighi chi di dovere a dare una casa a queste famiglie.
Il resto conta molto poco. Beppe Sala ha ospitato un vertice dei potenti della città nella sua lussuosa casa: quella si una casa! Gli è stato detto di andare avanti badando tuttavia ai bisogni della gente che non possono essere ignorati, nè sottovalutati. Ci voleva l’inchiesta perché si desse risalto a certe fondamentali esigenze?
Perché non è accaduto prima, ci si chiede. Perché i grattacieli progettati e in parte costruiti, il Pirellino, San Siro e altro ancora rientrano in una routine legata in tutto e per tutto alla fisionomia stessa della città che non può essere diversa, altrimenti non sarebbe Milano secondo i progetti di chi può. “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare.” Padre Dante insegna.
Boeri, Tancredi e altri ancora hanno il viso di chi fronteggia alla pari una vicenda del genere, senza scomporsi, senza allarmismi politici. Senza temere per il futuro. Sanno bene che tutto negli anni ritornerà a essere ciò che è sempre stato, con o senza il carcere che fa un baffo a questi illustri e stimati signori della metropoli potentissima e altolocata. Non certo a misura della gente comune.
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