Pollino, verso la Grande Porta (Aldo Di Fazio)
Trent’anni non sono certamente pochi per un bilancio di ciò che è accaduto o non è accaduto nell’area protetta più grande d’Italia, tra Basilicata e Calabria, con 56 centri abitati nel suo perimetro e quasi 200 mila ettari di estensione.
Il colloquio con Valentina Viola, Presidente f.f. dell’Ente Parco, si sviluppa su diversi fronti: anzitutto il Piano del Parco, ancora in dirittura d’arrivo dopo tre decenni da quel 15 novembre 1993 quando il Corpo Forestale dello Stato mise a disposizione della Rai un elicottero per una sorta di ricognizione delle bellezze del Parco nazionale e una presa d’atto delle maggiori risorse.
Oggi, ci si chiede, cosa è cambiato? La Presidente si sofferma sul momento attuale, ovviamente, e sottolinea la scadenza del prossimo settembre, mese in cui la Regione Basilicata, dopo la Calabria, dovrà sottoscrivere la proposta di Piano. Un adempimento urgente e necessario per il governo del Parco nazionale.
Adempimenti a parte, tuttavia, occorre riflettere su questi anni. Sin dalle prime battute (l’idea di Parco nazionale risale alla festa della montagna del 1958, pensate!) il Pollino ha alimentato un vivace dibattito sul che fare, da dove iniziare e con quali obiettivi specifici. Un dibattito affievolitosi di anno in anno, fino a perdere quota oggi, all’insegna dell’indifferenza, se non del rifiuto da parte dei protagonisti. Gli abitanti anzitutto.
Quello sviluppo promesso non c’è, tutto qui, nonostante si sia andata sviluppando in questi anni una particolare attenzione da parte di appassionati della montagna, soprattutto stranieri. Anche per questo Valentina Viola mostra di avere sufficiente fiducia e di riuscire a credere nella svolta possibile. “Il Pollino è patrimonio dell’Unesco” osserva, un Geoparco di rilievo scientifico, a voler significare l’entità della posta in gioco. Il suo valore intrinseco dal quale dipende tutto. “Questo valore va trasferito alla comunità” aggiunge con orgoglio. I frutti non tarderanno a giungere, sostiene fiduciosa.
La Presidente riconosce, inoltre, all’Ente Parco un dinamismo da non sottovalutare affatto, grazie al lavoro degli esperti e dei tecnici. Aree valorizzate con impegno, biodiversità posta in risalto in tante circostanze e dai media, prima di tutto. Una risorsa imprescindibile, grandiosa e struggente, che dovrà dare i suoi frutti. Ecco il messaggio del trentennale del Pollino, in questa estate di attesa con mille sagre e mille feste locali.
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