I fatti di cronaca di questi ultimi giorni creano non solo smarrimento, bensì un senso di sofferenza, di disorientamento tanto più profondo se legato alla necessità di guardarsi intorno. E di fare un bilancio.
Dopo Palermo Caivano. E dopo Caivano Latina dove una ragazza minorenne, caduta per terra in seguito a un malessere, si è vista “esplorare” le parti intime riprese con un telefonino e mandate in onda sui social. Cosa gravissima perché mette in risalto l’istinto alla condivisione, alla partecipazione collettiva al godimento
Illecito. Non si tratta di sessualità ma di ben altro. L’idea del branco, in questo caso, è tutta lì con tutto ciò che comporta e con la ferocia ad essa collegata, inevitabilmente.
La logica del branco fa un salto di qualità nel momento in cui diventa minaccia a non condannare quel gesto assurdo dello stupro di Caivano. La chiesa semivuota ieri è una terribile conferma del potere della delinquenza di impedire una reazione di massa, largamente condivisa, una sorta di mobilitazione per dire basta.
Il terrore di incorrere nelle ire dei boss è una chiara dimostrazione del potere mafioso. O,meglio, della capacità sociale di certa delinquenza.
Sicchè il messaggio del parroco risulta un gesto coraggioso che lo espone sicuramente a enormi rischi personali. Incalcolabili.
Il susseguirsi di episodi come questi pongono tuttavia un interrogativo: perché oggi e non ieri?
Anche in decenni abbastanza recenti non si verificavano stupri, nè soggettivi nè di massa. Rarissimi i femminicidi. Possibile che il livello di complessità della società in cui viviamo determini conseguenze del genere? Una società complessa non può scivolare così in basso: se ciò accade è colpa di ben altri fattori negativi. Anzitutto la “presenza” della famiglia in quella sorta di istigazione a delinquere per rimanere nell’alveo di una tradizione consolidata. Molto spesso camorristi e mafiosi si è per un radicato costume familiare che non può essere cancellato o smentito. Pena la perdita di identità. Purtroppo.
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