sabato 19 marzo 2016

TACCONE, VECCHI DISASTRI E NUOVA AGRICOLTURA


                          
      Taccone (Matera), una struttura in abbandono (Foto R. De Rosa)


Il borgo Taccone, tra la  provincia di Matera e le grandi distese coltivate a grano della vicina Puglia, è una pagina di storia dell'agricoltura del Sud. Terreni del latifondo di proprietá di Gerardo Scafarelli prima e poi, dopo la Riforma agraria sul finire degli anni Quaranta, fiore all'occhiello di una volontá di rilancio mai attuata.
A metá degli anni Settanta Coldiretti, Cia e altre organizzazioni agricole organizzarono un convegno nazionale per proclamare a gran voce la volontá di fare di questa realtá lucana l'asse portante di un nuovo sviluppo rurale. A Taccone giunsero gli inviati di giornali e televisioni. Parole, parole, parole a non finire.  Una signora del luogo chiese a Gabriele Di Mauro, all'epoca assessore all'agricoltura della Regione Basilicata, di potere entrare in possesso di alcuni locali del borgo  in cui i suoi antenati avevano lavorato per decenni. Non so quale sia stata la risposta.
Oggi Taccone è in uno stato di degrado addirittura irrecuperabile e scandaloso: fiumi di denari spesi nei decenni scorsi per costruire il deserto. Edifici abbandonati e pericolanti con un silenzio rotto soltanto dalle auto e dai camion che percorrono la 96 bis per raggiungere Gravina, Altamura e Bari. 
Un disastro. Neppure un'anima viva percorre oggi le strade di Taccone e le poche persone che raramente si vedono circolare hanno un che di spettrale. Sono il segno di un fallimento senza limiti.
Da diversi mesi ormai, il titolare dell'agricoltura lucana, Luca Braia, ottimo imprenditore e manager, è impegnato in una sorta di risanamento del mondo agricolo della Basilicata con una serie di contatti con Roma e Bruxelles: intende attuare un'azione di deciso risanamento alla quale legare il suo nome. Ma non basta. Con la pioggia di milioni di euro del Piano di Sviluppo Rurale, Braia mira in alto per imprimere una sterzata alla vecchia agricoltura, modernizzare questo comparto, dare un senso alla compatibilitá ambientale dei prodotti. Avviare insomma una Bioeconomia che coinvolga i giovani in primo luogo. Ha detto di avere molti progetti capaci di creare nuova occupazione e di aprire le porte della Basilicata all'Italia e all'Europa. 
Nel recente convegno a Pantanello di Bernalda, sulla costa jonica Metapontina nel cuore della Magna Grecia, Luca Braia ha fornito inoltre le coordinate di questo rinnovamento che dovrebbe individuare anzitutto le eccellenze lucane, senza escludere il grande tema dell'agricoltura nei parchi nazionali e regionali. Appennino e Pollino.
Una di queste eccellenze potrebbe essere addirittura Taccone con un lavoro che richiederebbe una piccola fetta dei 680 milioni di euro del PSR.
Taccone è lì ad attendere mentre il discorso sulla nuova occupazione, le nuove potenzialitá, i giovani da occupare, lo sviluppo da promuovere diventa un tassello dell'azione di governo di Marcello Pittella. Audace, intraprendente, lungimirante come il suo temperamento di governatore che non si lascia paralizzare da vecchi e nuovi giochi di potere.
Taccone certo è una sfida che il duo Braia Pittella dovrá inserire nell' agenda delle scedenze a breve termine,  collegando in maniera abile passato e presente. Vecchi disastri e nuova agricoltura.

                                   
Pericolo di crolli imminenti

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