martedì 15 marzo 2016

L'UNIVERSITÁ COME IMPRESA




Alla vigilia dell'inaugurazione del nuovo Anno Accademico, l'Università della Basilicata è chiamata a misurarsi con i mille problemi da affrontare, primo fra tutti il rapporto con le popolazioni e il territorio, di cui è espressione.
La Rettrice, Aurelia Sole, per la prima volta nella  storia dell'ateneo presiede la Fondazione Matera 2019 che promette l'atteso salto di qualitá per la Basilicata, ma non solo. Quali dunque le attese ma, al tempo stesso, le difficoltá da affrontare. E con quale spirito? 


L'Università diventa leader nei settori cardine della cultura e del sapere. Sembra essere questo e non altro il percorso obbligato dell'Ateneo lucano alle soglie di un anno accademico pieno di stimoli e di rischi, non solo sul terreno della scienza. Ma dell'innovazione e dei cambiamenti specie nel  rapporto con la societá  e la ricerca.
Siamo indiscutibilmente ad una svolta: non vi sono dubbi. Lo scenario di Matera 2019 impone scelte precise con l'occhio rivolto al territorio. Alla necessitá di imprimere una spinta  di cui solo l'Universitá è capace con il suo bagaglio di conoscenza, di proposte, di sviluppo. Di cambiamenti positivi e tangibili, peraltro non vincolati a compromessi di sorta.
Tutto ciò in una Basilicata stracolma di risorse e di cervelli. Che finora non è riuscita per mille ragioni a imporsi in maniera determinata ed efficace in una dimensione davvero straordinaria, unica possibilitá per non soccombere e non rimanere schiacciata sotto il peso di colossi, veri o presunti. 
Si tratta di una sfida che la Rettrice Aurelia Sole intende lanciare non da oggi. Mi par di capire. Una sfida presente negli scenari, nei metodi di approccio a una cultura innovativa. Nel modo di fare universitá gomito a gomito con il territorio e con gli orizzonti disegnati dalle potenzialitá concrete esistenti.
Una Basilicata che non si arrende anche grazie alla presenza di un ateneo, nato proprio dal bisogno di una cultura autorevole, motore della sua stessa economia. 
Non si tratta di far crescere il numero delle industrie con più ricerca e più occupati. Cosa pur tuttavia necessaria e importante. Quanto di avere "voce in capitolo", finora purtroppo mancata se non del tutto, almeno per larga parte. 
C'è questo collegamento con il mondo reale e con il futuro giá presente, nelle scelte da compiere? La Rettrice si accinge a pronunciare una prolusione  in cui non mancano, a quanto è dato sapere,  riferimenti ai  molteplici aspetti che la congiuntura impone, con l'attenzione rivolta naturalmente  a Matera. Direi anzitutto. Ecco perchè il tema della università come impresa  dovrà essere rivoluzionario per forza di cose. Forse mai come in questo momento. Sicchè insistere sul concetto di internazionalizzazione  dell'universitá sembra essere non solo indispensabile, ma capace di aprire scenari davanti ai quali la comunitá scientifica, non solo italiana, non può rimanere indifferente. Una carta importante da giocare.
La storia dell'Ateneo lucano ha radici nella vita di un Sud alle prese con problemi eterni. La molla o, meglio, la spinta propulsiva fu il terremoto del 1980. Altri tempi. Altre questioni,  non molto dissimili da quelle del momento attuale in cui si tratta di concepire una universitá a misura di tutto.
Non è cosa da poco, a considerare l'inevitabile assunzione di responsabilità a partire proprio dalla prolusione che dovrá essere, nel prossimo inizio di Anno accademico, una sorta di messaggio circolare al mondo della politica, delle istituzioni. E, perchè no, al Governo. Al quale bisogna che la Basilicata risulti come una delle prioritá da non ignorare. Anzi da rispettare adeguatamente.
Perugia' come Napoli, Bologna, e Roma (bastano questi esempi) hanno legato il nome dei rispettivi atenei al territorio di cui le universitá sono parte integrante da decenni. "Napoli popolare e coltissima". Questo dualismo lo si deve appunto alla presenza di un ateneo sempre proiettato verso importanti sviluppi, destinati a coinvolgere il territorio ed i suoi protagonisti, senza limiti nè confini geografici o di altra natura. 
Perché dunque un processo del genere non deve poter maturare anche in Basilicata, a quasi quarant'anni ormai dalla presenza di un ateneo che non vuole essere di serie B. Tutt'altro. Sarebbe una sciagura, un arretramento senza possibilità di riscatto. Un pericoloso ritorno ad un passato che bisogna cancellare.

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