lunedì 21 marzo 2016

IL TORMENTATO ITER DEL PARCO DEL VULTURE



                              
                     
             Agenti della Forestale ai laghi di Monticchio (Foto R. De Rosa)


Dopo decenni di interminabili discussioni con l'unico risultato della immonda baraccopoli di Monticchio,  al momento del decollo della proposta di Parco ora in Terza Commissione del Consiglio  regionale della Basilicata presieduta da Francesco Pietrantuono , mille ostacoli finiscono per frenare l'iter tormentato della legge che dovrá istituire la nuova area protetta. 
Tradizionale diffidenza verso i parchi, beghe interne ai vari schieramenti e ragioni di un esasperato localismo hanno ridotto il perimetro individuato in prima battuta a una sorta di coperta corta che si cerca di tirare di qua e di lá con l'unico risultato di una enorme incongruenza e di ritardi inammissibili. Non è tutto. Scendono in campo anche i cacciatori fingendo di non sapere che la legge prevede il pieno utilizzo delle aree contigue alle zone protette, a patto che esse siano formalmente chieste e individuate dagli interessati d'intesa con gli enti territorialmente competenti.
Oggi siamo alla disputa che coinvolge Rionero ed Atella, da un lato, e dall'altro vede schierato il comune di Melfi. La cittá normanna non sposa logiche di "spezzatino" e si dichiara anzi favorevole a una ipotesi unitaria della localitá destinata a parco.
Poi c'è il ruolo di San Fele che la perimetrazione finirebbe per non coinvolgere totalmente se non per escludere addirittura, nonostante le bellissime cascate e il paesaggio di grande pregio naturalistico. Non è chiaro, in definitiva.  
Intanto Federparchi lucana, per bocca del suo Presidente Domenico Totaro, invoca uno stato di assoluta normalitá destinato a tradursi in un progetto di area non frazionata ma suscettibile di sviluppo vero, capace di salvaguardare quella biodiversitá di inestimabile valore, difficile da elencare, di cui l'intera zona è dotata. Biodiversitá che rappresenta una ricchezza da mettere a frutto, se esiste la volontá degli enti locali evidentemente.
Il punctum dolens  è tuttavia un altro. Cosa si rischia se una situazione di impasse o di fermo coatto dell'iter della legge per il parco del Vulture dovesse diventare insuperabile? Senza sbocchi insomma. Se non si trovasse una via d'uscita capace di dare risposte accettabili. Per giunta voci autorevoli come quella di Renato Spicciarelli, docente universitario, entomologo di fama e studioso delle peculiaritá dell'antico vulcano esploso circa 800 mila anni orsono, considerano la perimetrazione attuale (frutto di molti compromessi) come l'unica possibile allo stato dell'arte. Una sirta di resa incondizionata. Altre vie non ci sono, dice chiaro e tondo Spicciarelli.
L'urgenza del Parco, che non entra nella testa di molti, è determinata dal degrado inarrestabile di Monticchio e di altre localitá sparse sul territorio. Acque che cambiano colore, condizioni mutate a livello di ecosistema lacustre sono un campanello di allarme. Senza considerare poi che l'intera localitá è destinata al prelievo di acque minerali.
Per di più, secondo il ragionamento di Luca Braia, assessore alle politiche agricole, l'agricoltura nei parchi ha pieno diritto di cittadinanza. Indubbiamente, giacché rappresenta una ulteriore occasione di lavoro per i giovani. Allora perchè la macchina della programmazione e dello sviluppo non si mette in moto per valorizzare questa perla che non ha molti paragoni non solo nel Meridione, ma nel resto d'Italia.
Interrogativo che attende risposte urgenti, in ogni caso.

1 commento:

  1. Il problema è che nell'istituzione di un parco si parla sempre e solo di "vincoli" spaventando cittadini ed imprenditori poco o, peggio, male informati, dimenticando le innumerevoli "opportunità" che si possono creare per tutti! Gerardo Giuratrabocchetti

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