venerdì 9 ottobre 2015

TUTTI AL CAPEZZALE DI MARINO



Marino non è solo Roma. Marino è l 'intero paese impegnato a fronteggiare una crisi giudicata da molti  irreversibile. Marino è tutta la politica italiana, afflitta da mali vecchi e nuovi. Da una logorante incapacità di dare risposte minime alla domanda di trasparenza e di buon governo che giunge da milioni di lavoratori, dai giovani, dai disoccupati. Quel paese reale, maggioranza silenziosa ma autorevole in grado di giudicare i maestri della politica "indotti" in errore da mille situazioni, tutte confuse o  indecifrabili secondo i desiderata dei tanti manovratori. 
Le dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, mettono a nudo una crisi di dimensioni inaudite: Roma capitale è allo sfascio. Cinquanta societá fuori da ogni controllo hanno  trentamila dipendenti, in un clima di totale inefficienza e di assoluta libertá: sono le societá sotto l'egida del Campidoglio, alle quali nessuno mai ha chiesto seriamente conto di nulla. Con stipendi che rappresentano un ossequio a chi sostiene e alimenta questo clima torbido e inammissibile.
I recenti funerali in pompa magna di Vittorio Casamonica sono una delle tappe più logoranti della vita di un'amministrazione comunale. Ma non sono certamente l'unico momento sotto accusa. 
Roma appare oggi segnata da mille sotterfugi e da una  "libertà di agire" davvero fuori da ogni regola. 
Ecco perché Marino non é solo Roma. 
Con il Giubileo alle porte e nel bel mezzo di una situazione internazionale assai pericolosa, le dimissioni di Marino rappresentano il certificato di identità del malgoverno e della insipienza di chi amministra la cosa pubblica. E di chi finge di non sapere tirandosi fuori da tutto. A Roma e non solo a Roma. 
Certo, per Renzi si tratta di un altro macigno sulla strada impervia del Governo. Il Giubileo è solo uno dei tanti problemi sul tappeto. La questione vera e ineludibile consiste nella risposta che le forze politiche, nessuna esclusa, saranno in grado di dare per arginare una crisi di dimensioni enormi. Opera davvero ciclopica che evoca le grandi lotte politiche e sociali dei tempi andati.
Non si tratta di ripianare soltanto il bilancio di Roma. Di candidare chi dovrà accollarsi l'onere del risanamento e della ripresa della città. Si tratta piuttosto di mettere seriamente alla prova una intera classe dirigente italiana e di chiedere non una ricetta per risolvere la questione sul tappeto, quanto di indicare metodi e strategie per una svolta che non c'è e non si delinea nemmeno all'orizzonte.
Le dimissioni del sindaco più importante d'Italia sono lo specchio del Paese, chiamato a rendersi conto della necessità di cambiare radicalmente passo. Ma non solo per Roma. Per le tante realtá che attendono risposte destinate a non arrivare, giacché il peso delle mille vicende, politiche e personali, è tale da non lasciar trasparire un filo di luce. 
Al di fuori di qualunque populismo, occorre cambiare alle radici il modo di affrontare la vita del giorno per giorno. Forse questo, più di ogni altra cosa, è l'insegnamento che viene da un mondo logorato e non più tollerabile, un mondo pieno di falle che non dá adito a nessuna  speranza, genericamente definito come il mondo della politica.

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