lunedì 16 marzo 2015

LA COALIZIONE DI LANDINI E L'ANTIDOTO AL PD



Perché la coalizione di Landini promette di diventare una enorme forza propulsiva, un elemento dirompente, un indice di mutamento radicale delle condizioni interne ed esterne alla politica e al sindacato? Fino al punto da preoccupare persino quei settori più vicini, anzi contigui addirittura alla FIOM. È il caso della stessa CGIL, ad esempio, che non appoggia il segretario leader dei metalmeccanici e non solo. La Camusso si mostra addirittura scettica, indifferente, se non estranea alle intuizioni e al progetto che sono alla base della Coalizione sociale con un atteggiamento palesemente irritato.
Cominciamo dal nome. Coalizione sociale, appunto, una definizione che racchiude l'esigenza di superamento di quella contrapposizione tipica delle correnti, dei gruppi, quella frammentazione imposta dall'esigenza di far valere una certa identità politica e di utilizzarla a fini elettorali e di potere.
Inoltre, la creatura di Landini ha in sè non soltanto un marchio di sinistra quanto una valutazione del momento specifico e la conseguente accusa al PD di avere responsabilità precise nell'attacco all'articolo 18 e allo Statuto dei Lavoratori, considerato in Italia patrimonio dell'umanità che lavora e produce.
Del resto la campagna di Renzi ha fatto dell'articolo 18, prima da molti poco conosciuto e forse ignorato, lo spartiacque tra due culture diverse. Ha rimesso lo Statuto in prima linea, esattamente come accadde quando la legge 20 maggio 1970 fu varata dal Parlamento.  
Una politica urlata non paga, ammonisce Roberto Speranza all'indirizzo di Landini. Speranza ha nel suo Dna una tradizione di famiglia che nasce dal riformismo socialista e si alimenta a forme di mediazione abbastanza consolidate. 
Il padre, Michele, é stato uomo di Nenni e di De Martino, educato alla pacatezza dei toni e alla scelta di linee riformiste idonee nel PSI lucano che fu di Elvio Salvatore, di Michele Torrio, di Francesco Bardi e di Enzo D'Andrea. Ma anche di Enrico Manca e di altri riformisti, primo fra tutti Domenico Pittella.
Erano i tempi delle nazionalizzazioni dei colossi dell'energia e delle principali aziende con evidenti riflessi sull'economia del Paese.
Tempi lontani anni luce da quello attuale. Speranza si sforza di mediare tra Renzi e le minoranze del PD, anzitutto la corrente di Bersani, che vanno in questi giorni acquistando nuovo vigore e capacità di far sentire la loro voce al Paese come non accadeva da tempo. Sabato 21 sono in calendario varie assemblee e non è certo casuale.
Ma il punto di forza della Coalizione consiste nell'allarme lanciato dallo stesso Landini "stanno cancellando i diritti e modificando i rapporti di forza". Un allarme che viene captato a sinistra come al centro. Se i diritti scompaiono vuol dire che avanza l'autoritarismo. Lo ha detto Bobo Craxi, non solo Landini.
Di fronte a  uno scenario del genere non c'è Renzi che tenga. Mi sembra fin troppo ovvio.

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