mercoledì 11 marzo 2015

"COLUI CHE TUTTO MOVE..."



Un macigno pende sulla testa degli italiani: la certezza del diritto che non c'è. Che non esiste, meglio. 
Giudici di diversi gradi si trovano a leggere in maniera totalmente opposta una vicenda clamorosa che ha tenuto il Paese con il fiato sospeso giacché sotto accusa era il "grande innovatore" della vita italiana, l'industriale milanese  con il fascino di un non politico, interessato a cambiare alle radici le condizioni di vita e il modo ragionare e di intendere la politica di milioni di suoi connazionali. Ecco la sfida di Forza Italia e del suo patron, Silvio Berlusconi. 
Il papà di FI prima sbeffeggiato, messo alla gogna, accusato e finanche ridicolizzato a livello internazionale per un reato che strappa la dignità a qualunque cittadino, con un lungo seguito di personaggi, primo fra tutti il fedelissimo Fede, a loro volta accusati e sbeffeggiati. Poi assolto, il capo. Assolto per giunta da quella che per definizione è  la Suprema Corte, quasi la corte celeste. 
Ritorna alla mente l'incipit del Paradiso di Dante: "La gloria di colui che tutto move per l'universo penetra, e risplende..." E colui che "tutto move" in questo caso è Silvio, ripulito da ogni accusa. Emendato da ogni peccato. Assolto, insomma. Purificato. Un termine che ha il senso della liberazione da una colpa, certo non piccola, ma grave e infamante. Ecco, assolto, in questo caso più che mai, vuol dire liberato. Riconquistato alla dignità, riscattato da tutto e quindi restituito alla sua originaria verginità. Mi riferisco a quella morale, ovviamente. 
Certo, il Paese è quasi stordito difronte a un verdetto del genere ma non perché  Silvio dovesse essere perseguitato e crocifisso. Ma  per l'enorme contraddizione tra i due giudizi. Chi lo ha colpevolizzato e inchiodato a responsabilità pesantissime e chi, invece, lo ha liberato dalle catene di una pesante e ingloriosa ignominia giacché l'accusa di avere abusato di una minorenne gettava fango a tonnellate sul Cavaliere. 
La questione è ben più spinosa e complessa, al netto dell'accertamento delle responsabilità individuali dell'ex premier: i giudici si affanneranno a dimostrare, per un verso, che le accuse erano particolarmente fondate. Ma nessuno, assolutamente nessuno si spingerà tra i magistrati a inficiare l'operato dei colleghi che  hanno assolto Silvio. Nessuno dirà, ad esempio, è una vergogna. Le sentenze non si commentano, si sente dire in giro. E sul versante opposto chi lo ha assolto non esprimerà alcuna critica al l'operato di chi lo aveva accusato. Questo lo stile dei giudici. Ogni giudice è giudice della sua competenza, si legge nei sacri testi del diritto.
Un paese a due velocità. O, meglio, un paese fermo, immobile. Bloccato. Con una opinione pubblica attonita.

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