venerdì 20 marzo 2015

AMBIENTE BASILICATA: A COLLOQUIO CON ALDO BERLINGUER


                                 
                          Aldo Berlinguer (foto R.De Rosa)

LA BASILICATA ALLE PRESE CON VECCHI E NUOVI PROBLEMI. QUESTIONI ANTICHE E TEMI DEL GIORNO PER GIORNO SI SOVRAPPONGONO.


Da Scanzano ad oggi davvero in Basilicata l'ambiente si mostra indisponibile ad attendere. Indisponibile a sopportare massicci attacchi al territorio che si traducono in una linea di tendenza delle malattie neoplastiche sempre più prossima alla media di aree ad elevato tasso di industrializzazione. Lo ha rilevato, già negli anni scorsi, il Crob di Rionero, depositario del registro tumori.
Petrolio, aria, acqua, sorgenti a elevato rischio di inquinamento. Reflui da smaltire nei modi e secondo metodi consentiti dalle disposizioni in vigore. Il quadro non è semplice da affrontare. 
In questa lunga intervista l'Assessore della Basilicata, Aldo Berlinguer, interviene sui principali argomenti.

"Non sarei sicuro che nucleare, petrolio ed acqua  sono le uniche questioni in piedi. Tutt'altro.
In Basilicata ci sono i residui della vecchia industrializzazione che hanno prodotto non poche conseguenze. I due siti di interesse nazionale, Valbasento e Tito,  sono una testimonianza ineludibile. Queste aree sono state qualificate ad elevato tasso di inquinamento e inserite nella mappa nazionale dalla fine degli anni Novanta. Sono trascorsi quasi venti anni e ancora non si è posto mano agli obiettivi prefigurati. Tanto per citare delle cifre, la bonifica dei sue siti dispone oggi di circa 46 milioni di euro poi riprogrammati con un perdita del 15 per cento. 
Abbiamo oggi dieci progetti per intervenire. In molte occasioni si sono registrate questioni legate alle disposizioni dei sindaci, a loro volta pressati dallo stato delle cose. 
La vicenda dei siti inquinati non è stata risolta, dunque. Ci sono paradossi che riguardano anche l'agricoltura, l'uso delle risorse idriche. L'utilizzo delle falde acquifere, soprattutto nella Valle del Basento. Ma non solo, direi.
Da rilevare che alcune bonifiche, è il caso della Materit, sono già partite. Altre a breve. L'arco di tempo va riferito al 2018, anche ai fini dei collaudi.  
Sicchè rispetto alla vicenda petrolio, che oggi è prevalente nell'opinione pubblica, questi elementi hanno un peso per nulla trascurabile."

Parliamo della sfida del nucleare lucano. Sogin, per bocca del generale Carlo Jean, all'epoca patron della società, aveva assicurato il "ripristino" del prato verde. Vale  a dire  la bonifica totale  del sito  destinato al riprocessamento del combustibile nucleare. A che punto siamo? 

"Quanto al nucleare, in particolare all'Itrec di Rotondella, abbiamo riattivato il tavolo della trasparenza, a distanza di circa 4 o 5 anni dall'ultima riunione.
Sogin sta procedendo. Ho chiesto loro di essere più comunicativi, perché la gente possa sapere ed essere informata trattandosi di questioni di tutto rilievo. Sia ISPRA che ARPAB si stanno muovendo nella giusta direzione  perché i problemi siano noti all'opinione pubblica, non solo locale. 
Su questo tema si è innescata, peraltro, l'inquietudine per il sito unico nazionale, dopo le valutazioni che trovo incongrue e inammissibili sulla ipotetica candidatura della Basilicata a deposito nazionale di scorie radioattive. Con il Presidente Pittella ci siamo espressi più volte in maniera netta per contrastare ogni ipotesi del genere. E oggi non mi pare sia nell'intendimento dei ministeri, di Sogin o di altri soggetti di primo piano ritornare sull'argomento. Ci sono varie questioni in piedi. Scelgano altri siti e altre realtà.  Ma non la Basilicata.
Abbiamo riaperto un iter che era fermo, sia chiaro, continuiamo a tenerlo aperto affinché Sogin mantenga i suoi impegni. Il prato verde é ancora di lá da venire, ma si sta lavorando e non è stato certo relegato tra gli obiettivi impossibili."

Valbasento non è solo gli esiti della vecchia industrializzazione quanto lo smaltimento dei reflui del petrolio. Un altro degli argomenti forti, anzi fortissimi nel dibattito in corso e nella realtá quotidiana. 

"Dal primo momento ho prestato massima attenzione ai disagi della comunità locale. Abbiamo chiesto e ottenuto modifiche sostanziose per contenere al massimo le emissioni olfattive. Abbiamo incrementato un controllo della situazione con ARPAB. Abbiamo fatto ricorso a un mezzo mobile che ora stiamo impiegando, il che ci risolve molte cose: anche Tecnoparco si è resa disponibile a intervenire per contenere al massimo il grave fenomeno. 
Intanto il 31 marzo alle 12 in regione ci sarà un tavolo con la partecipazione di numerose entità, a cominciare dai sindaci, dalla provincia di Matera. Ci saranno anche i lavoratori. Un tavolo di concertazione importante. Una occasione per fare  il punto. Non solo, ma per calibrare le iniziative da mettere a sistema con l'occhio rivolto all'esigenza di risultati concreti.
Mi rendo conto che il problema non è risolto ancora. La prossima estate sarà un banco di prova per accertare gli effetti degli interventi e delle strategie messi a punto finora.
Da un lato i temi dell'inquinamento olfattivo. Dall'altro il problema della radioattività che ci ha visti impegnati in prima linea. ISPRA ha fatto prelievi ovunque, all'entrata e all'uscita 
dei mezzi che trasportano i reflui. Stiamo davvero vigilando ininterrottamente."

I reflui ammontano a tonnellate. Quello della reiniezione rappresenta il problema dei problemi perché in fondo rischia di diventare un superinquinamento per nulla controllabile e per giunta destinato a mettere in forse l'integrità del sottosuolo e delle maggiori falde.

"Sullo sfondo c'è la questione della reiniezione, non vi sono dubbi. Stiamo valutando in proposito situazione per situazione, stiamo facendo tutta una serie di approfondimenti. Anche ENI si sta muovendo. Di sicuro ci stiamo lavorando, ci stiamo pensando con molto impegno, senza sottovalutare nulla dei mille problemi sul tappeto.
Va tenuta in giusta considerazione anche l'attività industriale, cosa per la quale i sindacati hanno espresso grande preoccupazione. Ci sono conseguenze occupazionali da non ignorare affatto."

Inquinamenti in agguato e aree ad alto rischio nelle zone di estrazione. Il ruolo del Parco nazionale dell'Appennino lucano oggi qual è. Il Presidente Totaro ne parlò anche nella fase di commissariamento,  ora  superata. Il Parco è  una sentinella, una sorta di guardiano. Lo si può definire in questo modo? 

"Nel parco ci sono dei pozzi, autorizzati prima della legge istitutiva dell'arte protetta di interesse nazionale. Non va dimenticato.  Certo, per noi vigilare è una grossa responsabilità considerato che i pozzi comunque sono attivi e non possono essere abbandonati a se stessi. Abbiamo l'obbligo di seguire tutto, anche i pozzi di esplorazione. Anche quelli non più attivi e produttivi. 
È chiaro che rispetto ai pozzi il parco mira a contenere al massimo l'impatto, con gli strumenti di cui dispone.  Noi l'attenzione la vogliamo rivolgere, sia chiaro, con uguale intensità  a tutto il territorio, non solo a una parte di esso. 
Abbiamo bocciato tra l'altro in questi giorni  l'ultima richiesta di permesso di ricerca di idrocarburi nel mare jonio. Sono cinque e le abbiamo rigettate nel tempo. Abbiamo dato parere negativo, nonostante il mare sia di competenza dello Stato e le regioni hanno l'obbligo di esprimere un parere non vincolante. Tuttavia, trattandosi di pareri dello stesso tono, è chiaro che il Governo capisce di trovarsi di fronte a una barriera molto consistente. Sulla stessa richiesta di autorizzazione si sono peraltro pronunciate negativamente anche altre regioni, oltre alla Basilicata. Lo ha fatto la Puglia, ad esempio. Lo ha fatto la Calabria.
La nostra linea è: nessun pozzo oltre a quelli già autorizzati." 

Il problema è pretendere le garanzie per la salute e il territorio. A chi compete dare queste rassicurazioni? E ancora. È dVvero possibile ottenerle.

"Si è badato poco al come, alle tecnologie impiegate perché le estrazioni abbiano il minore impatto possibile. Si è focalizzata l'attenzione sul quanto. Il come è importantissimo. Ci sono tecnologie sul mercato, più nuove e altre più datate. E ciò proprio ai fini delle garanzie da dare.
Quando si è parlato dell'articolo 38 da impugnare noi abbiamo scelto la via della negoziazione per evitare anzitutto i tempi lunghi della Consulta e fare in modo da giocare la partita. Il tema era andare a battere i pugni sui tavoli romani anziché attendere la Corte che si sarebbe pronunciata non prima di diversi mesi. Se non anni.
Nelle scorse settimane il Ministero dell'economia ha riconosciuto che la nostra interpretazione è quella corretta. Vale a dire fin tanto che il Ministero non elabora il piano delle ricerche petrolifere, noi restiamo sovrani nel campo. Se noi ci fossimo impuntati sull'impugnazione dell'art. 38 avremmo ottenuto risultati senz'altro meno rilevanti, indubbiamente.
Siamo riusciti a pretendere, tra l'altro,  che ci fosse l'adeguamento dell'impianto del centro Olio di Viggiano. Un impianto che trema, che sfiamma ogni settimana, che diffonde allarme tra le popolazioni non può affatto continuare a funzionare in questo modo."

L'altra delle questioni di tutto rilievo è rappresentata dalla vicenda  del termodistruttore Fenice attiguo alla Sata di Melfi. Questione spinosa come lei l'ha più volte definita.

"Certo questione assai spinosa. Anche lì siamo stati molto intransigenti. La regione ha fatto e sta facendo la sua parte. C'è un contenzioso amministrativo, peraltro che si allaccia a una vicenda vecchia di anni. 
Noi puntiamo su una politica di rifiuti zero. Non siamo per l'incenerimento, ma per una impiantistica evoluta e per l'utilizzo dei rifiuti al passo con i tempi, e per la valorizzazione della parte utilizzabile del rifiuto. 
Resta in ogni caso un tema: l'obbligo di Fenice ai fini della bonifica del suolo e del sottosuolo. C'è stato tra l'altro un contenzioso che ha dato ragione a noi. L'attività di bonifica non può attendere. Ora viene riconvocata la conferenza di servizio per un esame ravvicinato della situazione, ferma restando la nostra scelta favorevole non all'incenerimento, ripeto. Bisogna però guardare non solo al futuro, ma anche al passato che ha creato una serie di problemi. Il comune è e deve essere in prima linea."

Assessore Berlinguer, lei è in certa misura ottimista, in relazione al quadro generale? 

"Quando sono arrivato ci siamo trovati in una situazione molto complicata. Da allora abbiamo rimesso in moto la macchina anche badando ai finanziamenti, con riferimento al versante petrolio, alle bonifiche, ai temi più generali a quelli più avvertiti. 
Certo molte criticità si presentano giorno per giorno, ma tante ne abbiamo risolte. Abbiamo badato e ci stiamo preoccupando anche del versante idrogeologico, dei fiumi, delle esondazioni. Della sicurezza del suolo.
Le emergenze sono tantissime, si cerca di non rimanere sommersi. Ma quello che stiamo cercando di fare è anche e soprattutto  progettare il futuro, senza minimizzare i problemi del presente. Non mi sembra  irrilevante. Non è un impegno da nulla."

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