lunedì 26 maggio 2014

LA SCONFITTA DEL POPULISMO DI GRILLO




"Dai Matteo, vai avanti così". All'uscita dal PD il Premier Renzi viene accolto da acclamazioni, grida di entusiasmo, autentiche ovazioni. Una selva di bandiere che sventolano nel buio della notte. 
Si spiega senz'altro,  giacchè un risultato del genere non si era registrato nemmeno ai tempi del 18 aprile 1948, i tempi della grande Dc Colombiana e Degasperiana; nemmeno quel lontano 20 giugno 1975 con il Pci di Enrico Berlinguer quando tuttavia si trattava di un successo non di una vasta coalizione ma di singoli partiti.
Renzi oggi ha reso possibile il grande balzo in avanti. Come? Con la sua capacitá, il suo dinamismo politico, la sua determinazione nel mettere mano a un'opera imponente di cambiamento non solo del sistema, quanto delle basi della vita del paese. Si, perchè il senso del rinnovamento supera i limiti angusti della politica e invade a pieno titolo quelli della società civile. Ecco l'operazione Renzi.
Le europee 2014 mettono in evidenza molti aspetti della vicenda italiana. Anzitutto la sconfitta di Grillo equivale alla sconfitta di un populismo diventato pericoloso, grazie soprattutto al teorico del Grillismo, Gianroberto Casaleggio. La guida morale, il suggeritore. L'uomo che si è presentato in tv con tanto di berretto in testa, per dire me ne frego della televisione. Me ne frego degli italiani. 
In fondo il comico genovese ha trasferito nelle piazze quello che era il suo repertorio teatrale che aveva la politica come bersaglio preferito. Ma così si fa spettacolo. Non si governano le mille emergenze. 
Altro tema sul quale riflettere è non solo la sconfitta di Forza Italia, quanto la perdita di prestigio  del movimento ispirato da Berlusconi e penalizzato da una serie di vicissitudini, ma sempre meno di quanto sperassero i suoi avversari dell'ultima ora. Quelli politicamente nati dalle costole di FI che hanno pensato  bene di conquistarsi una loro autonomia. Perché? La ragione è semplice. Forza Italia è una creatura esclusiva di Silvio che nessuno potrà usurpargli  pena la disgregazione di un vasto apparato, tenuto in piedi da esclusive logiche di potere e di comando. E da fiumi di denaro. 
Il Nuovo centro destra a stento è riuscito a conquistarsi poco più della soglia necessaria per entrare a Bruxelles. Angelino Alfano non può dirsi soddisfatto. Ha pagato un prezzo alla sua idea di scissionismo che lo ha logorato e penalizzato. E' situato nell'angolino buio di un sottoscala, dal quale è difficile vedere la luce del sole. 
In tutto questo scenario risalta la figura di Gianni Pittella al quale è andato un larghissimo consenso popolare. Oltre 250 mila voti alla persona, al suo modo di fare politica e di considerare le modifiche da apportare all'Europa. Un'Europa non statica ma da cambiare, in molti punti. Forse addirittura in profondità. Lo ha detto lo stesso Pittella presentando agli elettori il suo programma contro le destre e gli euroscettici. Quelli che considerano non solo inutile ma rischiosa l'adesione all'Europa. 

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