venerdì 9 maggio 2014

"MANI RIPULITE"



Chi mai sarebbe propenso a ritenere che Mani Pulite è un capitolo della vita italiana ormai chiuso, con il risultato di avere fatto scuola, di avere efficacemente bloccato intrecci malavitosi e collusioni varie? Credo nessuno, davvero nessuno alla luce di quanto sta accadendo.
Gli arresti che vedono al centro di vicende importanti uomini come l'ex ministro Claudio Scajola o altri politici di rango dimostrano esattamente il contrario: Mani Pulite ha radicato la convinzione che pagando, anche con il carcere, tutto diventa possibile. Finanche il peggiore arbitrio legato a una politica capace di dominare e decidere in nome di gruppi e organizzazioni non sempre puliti sembra un traguardo praticabile.  E' la lezione che deriva in concreto osservando diecine, centinaia di episodi di corruzione più o meno tangibili in venti anni. Alcuni addirittura intollerabili. Inammissibili. Schifosi. 
Paradossalmente questa stagione della vita italiana, inaugurata da Tonino Di Pietro con la vicenda di Mario Chiesa e del Pio Albergo Trivulzio a Milano, ha dimostrato a corrotti e corruttibili che non esistono alternative ai metodi "tradizionali" : quelli del giro di denaro e di mazzette per approdare ovunque. Scajola, poi, secondo l'accusa, avrebbe fatto ben altro preoccupandosi di instradare verso il Libano l'ex parlamentare Matacena. 
Nella complessa indagine i nomi finiti nella rete non sono pochi. Accanto a personaggi vecchi - Greganti, Frigerio e Paris - ve ne sono di nuovi con delle propaggini estese finanche ai figli di Amintore Fanfani, a Berlusconi e a Gianni Letta, informano le cronache.
C'è insomma l'essenza di una politica padrona di tutto. Una politica determinata a non arrendersi, a non fermarsi davanti a nessun ostacolo, nemmeno il più arduo. E tra gli ostacoli evidentemente non andava annoverato  il complesso meccanismo di Expo 2015. Sette arresti anche lì, e siamo appena agli inizi dell'inchiesta della Procura di Milano. Con l'aggravante che la Tangentopoli di Expo ha una vastissima consistenza economica, capace di sollecitare molti appetiti e di disegnare scenari incredibili. 
C'è da chiedersi perché questo accade così spudoratamente. Una prima risposta sarebbe possibile azzardarla: come il calcio inevitabilmente si caratterizza, in modo negativo, per le frange inespugnabili di ultras (molti dei quali autentici delinquenti) così la società italiana non riesce a espellere dal suo grembo la mala pianta della corruzione, dei profitti illeciti, delle tangenti diventate purtroppo  in certi casi regola di vita. 
Tuttavia, ammesso che questa considerazione sia realmente fondata (parlo di considerazione e non di teorema) rimane in piedi la tracotanza con cui certi illeciti vengono tranquillamente perpetrati al punto che nel calderone delle singole inchieste finiscono spesso nomi e personaggi di tutto rilievo, nella vita politica italiana. 
Colpa allora della politica, corrotta per definizione, direbbe magari l'ex comico Beppe Grillo pronto a confondere il teatro con la piazza, il palcoscenico con la vita di tutti i giorni. 
Ma di quale politica parliamo? Quella capace di rapportarsi al senso della polis greca? Non credo proprio. Quella piuttosto zeppa di degenerazioni, di loschi interessi, di giustificazioni in soccorso di personaggi inetti e corrotti che non si curano davvero di nulla. Figuriamoci del destino di questo bel Paese. Questa è la politica che Padre Pio, interrogato da alcuni amici, definì con lucida consapevolezza: "confusione di idee e predominio di ladri". Era l'estate del 1956. Il santo frate vedeva ben oltre i limiti del tempo e delle stagioni della vita.

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