sabato 22 febbraio 2014

PERCHÈ NON RIUSCIAMO A LIBERARCI DEL MACIGNO DELLE BANCHE E DELLA GRANDE FINANZA




"Auguri Italia!"  il titolo del Resto del Carlino all'indomani del varo del primo governo Renzi. Auguri di cui il Paese ha assoluto bisogno, in un momento con molte incognite, mentre la ripresa stenta a delinearsi e il lavoro diventa spesso un traguardo irraggiungibile, almeno per chi non dispone di mezzi straordinari e di risorse da utilizzare.
Davanti agli occhi attenti degli italiani scorre frattanto il film di un Renzi alla "conquista del paradiso",  dopo aver convinto Letta ad andar via e a cedergli la poltrona di palazzo Chigi. Giuste, anzi giustissime le motivazioni. Letta aveva fallito, i grandi obiettivi non erano stati raggiunti. Il Paese non poteva e non può attendere.
L'efficienza di Renzi si salda al suo pragmatismo e lo porta a dire che la faccia è più importante della carriera. Non vi è alcun dubbio: anzi dovrebbe essere questa l'unica vera regola per i politici ed i rappresentanti delle istituzioni. Comprese le più alte cariche dello Stato. S'intende.
La "conquista del paradiso" è avvenuta con tempismo imprevedibile e rispetto delle regole. Nulla da eccepire finora. Tranne che non si sia sentito parlare, neppure minimamente, di Mezzogiorno come di uno degli obiettivi da perseguire. Ma questa ormai è una regola con la quale sembra si vogliono addirittura esorcizzare le molteplici differenze Nord - Sud. Forse per inserire il Meridione in una logica diversa, forse per evitare ricadute psicologiche prodotte da un divario per decenni evocato come un male incurabile. O forse perchè l'interesse oggettivo nell'opinione pubblica nazionale, e meridionale finanche, è praticamente irrisorio. Se non addirittura nullo.
Altri sembrano essere gli scenari accreditati e accreditabili. Anzitutto il ruolo invisibile, ma concreto, del mondo della finanza e delle banche anche in questo esecutivo. Ma non solo per la presenza del Ministro dell'economia, Padoan, quanto per gli intrecci che sovrastano tradizionalmente ogni scelta di campo, ogni momento dello sviluppo, ogni passo in direzione di movimenti di denaro indispensabili per sostenere alcuni investimenti, ad esempio, o per contenere il debito pubblico. 
Rimane intanto scritta a caratteri ben visibili la frase pronunciata da Prodi in altra circostanza: nelle banche internazionali ci sono ben 12 mila miliardi di euro. Un'affermazione che non ha avuto un seguito, ma tuttavia non certo frutto di immaginazione o di un errore  di calcolo. Neppure per sogno.
Il governo Renzi parte per dare risposte a una situazione di stallo difficile e pericolosissima. Il rischio di una mancanza di provvedimenti in grado di  alleggerire il peso fiscale e dare contemporaneamente nuovo ossigeno alla crescita rappresenterebbe da solo una minaccia dai risvolti imprevedibili. Come la questione giovani e il problema del lavoro da affrontare con dinamismo e impegno particolari che impongono misure di portata straordinaria. Forse mai prima d'ora assunte.
In tutto questo la posizione cardine del Pd, e la delicatezza della sua funzione politica, appaiono ben chiari all'elettorato, il cui giudizio non è affatto ininfluente, nonostante non si sia in clima elettorale e il ricorso alle urne appaia lontano, a sentire lo stesso neo presidente del Consiglio e chi gli sta  accanto.       

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