venerdì 14 febbraio 2014

IL REFERENDUM CHE CHIUDE AI MIGRANTI - GIANNI PITTELLA: DECISIONE INGIUSTA E RISCHIOSA



                                                         



Nonostante i problemi legati alla crisi in atto, a livello di cambio della guardia a Palazzo Chigi, l'eco del referendum con cui la Svizzera ha chiuso le porte agli immigrati non si è ancora spenta. 
Per le comunità dei lavoratori italiani, pendolari o residenti in territorio elvetico, si tratta di un brutto capitolo della vita della civilissima nazione che li ha sempre ospitati e ora ha deciso di cambiare rotta temendo che la sovrabbondanza di offerta lavoro possa sensibilmente incidere sui salari e sugli stipendi. 
Del resto, il risalto dato dai giornali italiani all'esito del referendum sottolinea a chiare lettere la portata della decisione, certo non imminente, ma tale tuttavia da creare allarme. 
A questo punto l'Europa cosa risponde? Ecco quanto ha dichiarato l'on. Gianni Pittella, Vice Presidente del parlamento europeo che ha fatto anche dei passi politici importanti per contrastare la scelta considerata certamente rischiosa. Non solo per gli italiani.    
"Un bel paradosso, se si pensa che la destra svizzera che ha promosso le consultazioni è molto vicina alla nostrana Lega, e i primi a pagare il conto dello stop elvetico siamo noi.
Già, perché lo stop ai migranti vale soprattutto per italiani e tedeschi, che sono le prime due comunità di lavoratori stranieri nella Confederazione.
La verità, allora, è che se hanno vinto i sì, é perché la buona politica, in Europa, ha rinunciato a spiegarsi. Ha rinunciato a spiegare che il modello di Pace, cooperazione e libertà, di intrapresa e di movimento, per le donne e gli uomini di questo continente, che corrisponde al grande progetto europeista e federalista che è nel Dna delle nostre socialdemocrazie, non è un’ideologia da anime belle, ma un modello sociale che prevede ricchezza e diritti per tutti."
La Svizzera rifiuta politicamente l'ingresso degli immigrati stranieri nel suo territorio. Sottolineo che il dato è politico e pone una serie di problemi sul piano internazionale.
"Compito della politica è spiegare che l’emigrazione serve. Serve all’economia italiana che si regge sugli export. Perché dire no al lavoratore straniero significa dire no all’acquirente straniero. Il migrante serve al nostro Stato sociale; perché dire no al lavoratore straniero significa dire no al contribuente straniero che paga le tasse in Italia e che mantiene il nostro sistema pensionistico. Dire no ai migranti, infine, significa dire no ai diritti. Ai diritti alla mobilità, anche per noi italiani, che siamo la prima comunità emigrante in Svizzera e in molte altre nazioni, dalle quali importiamo ricchezza attraverso le rimesse dei nostri giovani che da Londra e Bruxelles confluiscono a Palermo e a Firenze. Con lo stop all’emigrazione, avremmo un’Europa alla rovescia, dove i capitali e i beni possono muoversi, e le donne e gli uomini no."
Rispetto l'opinione dei cittadini svizzeri, ma credo che il Parlamento Europeo debba portare avanti con ancora più forza un principio basilare: la libera circolazione delle persone. Vanno combattuti tutti i movimenti che lucrano sulle paure e che parlano alla pancia dei cittadini, per far passare le idee della xenofobia e dell'odio verso l'altro. L'Europa deve costruire ponti, non alzare barriere. E’ compito della politica, allora, non solo spiegare perché l’emigrazione serva, ma costruire gli anticorpi al razzismo e creare sistemi di protezione a vantaggio di quelle fasce della popolazione che più soffrono i costi sociali delle migrazioni.
" E’ vero sono d’accordo con questa analisi.
Questa decisione si spiega molto con il clima di timore verso lo straniero che è stato alimentato sempre di più anche sfruttando la grave crisi economica da partiti di estrema destra e movimenti populisti in molti paesi europei."

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