martedì 5 novembre 2013

LA CARTA EUROPEA DEL TURISMO ATTENDE L'APPENNINO ALLA PROVA




Finalmente il grande giorno è arrivato: la Carta europea del turismo sostenibile,  conferita al Parco nazionale dell'Appennino lucano con una cerimonia ufficiale nella sede del Parlamento europeo, a Bruxelles, sancisce l'atteso salto di qualitá della più giovane delle aree protette italiane verso traguardi che promettono di rivoluzionare il concetto di sviluppo turistico e al tempo stesso di Parco nazionale.
La Cets, in estrema sintesi, impone orizzonti nuovi al turismo naturalistico e culturale. Colloca il Parco dell'Appennino al centro di un dibattito politico, non solo nazionale, di prima misura. Supera perciò stesso un'idea improduttiva di Area protetta  come di una zona recintata che lancia ogni giorno i suoi SOS sia contro la piaga degli incendi, sia contro la desertificazione selvaggia che uccide i parchi e li trasforma in zone di mera assistenza. 
L'Appennino lucano, grazie alle politiche dei suoi organi dirigenti, è riuscito a guadagnare questo riconoscimento, a differenza di ben più autorevoli zone di pregio ambientale del centro Sud che non aspirano nemmeno a tanto.  
Ma questo risultato non equivale solo ad un premio, sia ben chiaro. Rappresenta piuttosto un onere rilevante non solo per l'Ente che lo gestisce e lo rappresenta, quanto per le realtà territoriali, per i numerosi centri del suo perimetro autorizzati, d'ora in avanti, a ragionare in modo diverso e a confrontarsi con problemi ben più seri di quelli attuali.
Molte domande, infatti, attendono risposte. Come tradurre ambiente e natura in forme di occupazione, al di fuori del controllo forsennato della politica e di certi personaggi, autorizzati per le ultradecennali clientele di cui dispongono, a esercitare odiosi diritti di veto e a orientare i percorsi stessi della vita dei parchi. Fenomeno estremamente negativo e da condannare in ogni modo.
Quello che nella Finanziaria 1988 veniva indicato come il possibile Parco nazionale della Val d'Agri, anzi come una ipotesi alternativa al Delta del Po, oggi ha compiuto un percorso interessante, al punto da meritare l'attenzione qualificata  dell'Europa. Non è poco francamente. E di questo evento, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale e del governo della Basilicata, sono sicuro che il candidato Presidente Marcello Pittella saprà tener conto. Ma dovranno tener conto un po' tutti i nuovi amministratori: non basta la politica spicciola e inconsistente del "Cicero pro domo sua." Non bastano le solite levate di scudi per fare spazio a questo o quel progetto favorevole a questo o a quel comune per qualche voto in più. Piuttosto occorre mettere in campo, o, meglio, rimettere in campo una vera strategia per affidare all'informazione il ruolo decisivo di momento di comunicazione della realtá del parco, aprendo un dibattito a livello italiano e internazionale. Il Parco dispone di formidabili strumenti da valorizzare e rilanciare a tutti i costi. 
Di questo ha bisogno l'Appennino. Un lavoro intenso e intelligente attende tutti. Bisognerá fare i conti con la posta in gioco superando vecchie e nuove  incrostazioni. Il parco è uno strumento di vita e di sviluppo da non sottovalutare affatto. Non é uno strumento di potere, nè un meccanismo da mandare avanti comunque vadano le cose. Occorre tra l'altro una straordinaria dose di sensibilitá e di impegno, forse difficile anche soltanto da immaginare. Ma certo indispensabile, sotto ogni profilo. 

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