giovedì 31 gennaio 2013

E' MORTO FRANCESCO TURRO, NON SOLO PROTAGONISTA DELLE LOTTE CONTADINE DEL DOPOGUERRA

Vanno via in punta di piedi, uno dopo l'altro,  i protagonisti della straordinaria stagione di lotte contadine del secondo dopoguerra che aveva creato tante attese e alimentato la speranza della terra capace di soddisfare il bisogno di lavoro e di sviluppo, nel Sud disastrato dall'abbandono e dalla miseria.  Speranza e attese andate purtroppo deluse, nello squallido panorama di un Mezzogiorno sfruttato e messo in ginocchio.
Francesco Turro, autorevole dirigente di quelle interminabili lotte contadine, porta via con sè l'immagine di un'epoca difficile da conoscere. Difficile da studiare e approfondire. Piena di mille retroscena. Di dettagli ignoti.  Francesco aveva raccolto carte rivendicative e documenti, testimonianze degli scontri tra masse di contadini poveri, di braccianti e la polizia di Scelba inflessibile di fronte alle occupazioni. Pronta a far cadere in trappola i protagonisti di un movimento davvero senza precedenti nella storia d'Italia. Turro ha sempre custodito gelosamente quei documenti: difficile, se non impossibile indurlo a fornire una ricostruzione puntuale degli eventi. Usava parlare poco, come se si preoccupasse di non affidare a nessuno certi ricordi. L'ho sperimentato personalmente in occasione della pubblicazione del mio libro Morire di terra per  il cinquantesimo di quei fatti. 
Non si trattava di lotte fini a sè stesse, magari per qualche posto di lavoro nelle campagne meridionali. Venivano definite lotte per la terra e la rinascita. Si, la rinascita del Meridione. Il che significava partire da una situazione indicibile di arretratezza che migliaia di uomini e di donne erano intenzionati a superare, se non a cancellare. 
Per questo Ciccio Turro, come lo chiamavano i suoi compagni di partito, era davvero in prima fila. Come in prima fila erano Marianna Menzano, Franceschino Bubbico, Ciro Candido, Vincenza Castria, Giuseppe Novello ucciso dal vice brigadiere dei carabinieri Vittorio Conte a Montescaglioso, la notte del 14 dicembre del 1949, con una raffica di mitra mentre erano in corso gli arresti dei contadini nel paese del materano. 
Sullo sfondo di quelle terribili lotte campeggia inevitabilmente un interrogativo: chi ha vinto? È il titolo di un capitolo del mio lavoro. Un interrogativo che manda in fumo sacrifici indicibili, sofferenze atroci, pilotate con cinismo e fame di potere da chi ha esportato nelle fabbriche del Nord migliaia di braccia dei contadini del Sud sfruttati e illusi, pronti a credere che davvero sarebbero stati loro gli artefici della rinascita che non c'è mai stata. Nemmeno per sogno.
 

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