La zingara del Venerdì Santo (Photo De Rosa )
Nel Vulture tutto sembra essere in piena sintonia con le cerimonie in ricordo della Passione di Cristo. Il clima, gli uomini, il susseguirsi delle vicende, lo spirito stesso delle iniziative e il modo con cui viene vissuto questo periodo pasquale rivelano una straordinaria tensione emotiva. E tanto altro ancora.
L’immagine della zingara e della zingarella di Barile, di qualche anno fa, riempie l’anima dell’attesa della resurrezione e fa vivere il mistero della fede al quale le popolazioni partecipano con slancio, nella certezza che il Golgota sia non solo la passione di Gesù ma qualcosa che direttamente coinvolge gli uomini.
Appunto l’attesa della resurrezione, lo sguardo rivolto verso l’alto, l’atmosfera pesante della morte di Cristo preludono alla grande svolta. Al domani luminoso e pieno di mistero che fa tremare le vene e i polsi.
Terra laboriosa e struggente il Vullture con i suoi tramonti e le albe in cui mille segnali si dirigono verso le coscienze, per le quali la fede non è illusione, ma un vissuto reale, profondo, che instaura un rapporto vero con l’infinito.
In questa dimensione il Parco regionale riveste un ruolo di primo piano che la Presidente, Francesca Di Lucchio, non manca di sottolineare nei suoi interventi. Fare della stupenda realtà un mix di fede e natura, di amore per la vita e per gli uomini rappresenta un traguardo da raggiungere e conservare nella sua interezza. Un Parco non è un recinto con mille impedimenti e tanti vincoli. Al contrario è motivo di sviluppo.
Visto in questa luce il Vulture con le sue cime e i suoi laghi di Monticchio non è una semplice area protetta. Per giunta lì prendono corpo, nel ricordo e nella dimensione dell’oggi, le paure degli anni della guerra fredda, con la zona Troposcatter, un’area militare sotto l’egida di Palermo, che rappresenta tuttora un punto di avvistamento e di difesa da eventuali attacchi da oriente.
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