Il regista Marco Pontecorvo sul set del film (foto R. De Rosa) |
Il caso di Elisa Claps, la sedicenne barbaramente uccisa nel sottotetto della chiesa della Trinità a Potenza trent’anni fa, approda su Rai Uno. Cessa di essere una vicenda di provincia, un evento, per quanto tragico, ancorato alla dimensione localistica che sminuisce spesso (quasi per uno strano destino) il peso e la portata finanche dei fatti di cronaca peggiori di questo Sud ignorato.
L’omicidio di Elisa diventa una fiction in tre puntate, la seconda il 31 ottobre e la terza il 7 novembre.
E’ la fiction dei mille interrogativi ancora senza risposta, delle domande sospese nel vuoto, delle “mani tese” a un folle ora in prigione in Inghilterra perché condannato all’ergastolo per un altro omicidio, quello della sarta Heather Barnett, trovata riversa sul pavimento di casa coperta di sangue e mutilata in modo orrendo.
Opera dello stesso Danilo Restivo, il giovane che all’epoca tagliava i capelli alle ragazze negli autobus delle linee urbane che percorrevano Potenza, la città silenziosa, definita l’isola felice da questori e prefetti che si sono succeduti fino a quel momento nel capoluogo di regione più alto d’Italia.
Il lavoro televisivo, per la regia di Marco Pontecorvo (foto) , suona come un terribile atto di accusa verso chi ha mascherato, ha taciuto evitando di andare fino in fondo alla marea di responsabilità che si sono accumulate negli anni.
Tutte orribili, all’insegna di una complicità degna dei peggiori periodi di mafia. A cominciare da chi ha preferito non indagare sui mille retroscena della vicenda appena accaduta, nei giorni successivi a quel 12 settembre del 1993, fino alle dichiarazioni inammissibili nei vari processi e interrogatori sul caso Claps.
La cattiva coscienza ha prevalso. Ma la cattiva coscienza viene inevitabilmente smascherata e diventa un tremendo boomerang per chi l’ha usata e continua a usarla come scudo.
Il caso di Elisa Claps è una miscela esplosiva di responsabilità di ogni genere, un delitto che non può avere un unico responsabile, un unico mostro.
Sul set del film Per Elisa (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)
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