Idealmente è un intero popolo con le sue origini, le sue tradizioni, la sua cultura a essere protagonista di un evento destinato a ripetersi puntualmente ogni anno: la transumanza.
Un episodio ancestrale che ci riporta a un passato lontano ma presente e quanto mai attuale.
La transumanza racchiude infatti l’humus di un popolo che percorre con gli uomini e le bestie metro per metro gli itinerari verso la montagna dove la frescura dei boschi e il verde intenso delle radure ripagano delle fatiche per il cammino durato giorni e giorni, a volte.
La presentazione del convegno nazionale di Tricarico, la terra di Rocco Scotellaro, dedicato appunto alla transumanza ha messo in luce impegno e passione della Basilicata, una cornice per condividere la dignità di un evento e il suo significato storico, morale, antropologico. Soprattutto umano.
Lo ha ribadito il responsabile dell’agricoltura lucana, Alessandro Galella.
Il convegno non è soltanto un confronto tra posizioni e punti di vista ma la sottolineatura di ciò che esso rappresenta per questa terra fatta di protagonisti, in grado di rivendicare il loro ruolo e la loro presenza sul territorio nazionale.
La transumanza è infatti da sola patrimonio immateriale dell’Unesco, anzitutto per un dato morale legato alle radici di una terra che mostra così la sua capacità di far vivere passato e presente in modo unitario. Senza distinzioni nè fratture.
C’è in tutto questo la riscoperta di un territorio in cui il mondo rurale è fonte di vita, al di là del successo o del fallimento di quella industrializzazione, spesso rivelatasi inconsistente e dannosa. A volte un miraggio e nient’altro.
La coincidenza poi con il centenario della nascita di Scotellaro apre nuovi scenari che si commentano da soli e la transumanza diventa un richiamo alle origini, a misura d’uomo.
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