sabato 8 luglio 2017

"NON SIAMO UNA CASTA"



Rimuovere la pietra dello scandalo. Ecco l’obiettivo di certa parte della politica: fare in modo che l’argomento controverso dei vitalizi perda quella carica di illegalità e rientri nell’alveo delle cose normali e del dibattito a viso aperto da condurre in tutte le sedi per non dare man forte ai privilegi. Impresa tutt’altro che semplice, non vi è dubbio. 
Bisogna riconoscere tuttavia che la Basilicata, a differenza di altre regioni non certo “immuni” dal problema delle rendite a vita di consiglieri, parlamentari ecc. un passo concreto lo sta compiendo.  Anzi forse più di uno, in nome di quella politica che mira a ridurre il divario rispetto all’opinione pubblica e a dare alcune certezze alla gente. Cammino impervio, pieno di ostacoli, senz’altro. Ma un cammino intrapreso che non consente di tornare indietro.   
Il caso Basilicata, nel panorama nazionale, si caratterizza per una serie di tentativi di affrontare il nodo con mezzi e strumenti idonei. Interventi in Consiglio 
Regionale, dibattito aperto sugli organi di stampa non solo locali e, non ultime due iniziative in ordine di tempo: la conferenza stampa del Presidente Mollica e l’intervento del Governatore lucano Pittella. Cosa emerge? 
La “casta” non ha alcuna ragion d’essere. Il Presidente Pittella giunge a proporre modifiche al pronunciamento dell’Assemblea del 27 giugno in ordine alla legge regionale del 2002 sui vitalizi, riuscendo a far passare il principio con un voto a maggioranza.
Lo stesso Mollica, nella conferenza stampa di qualche giorno prima, aveva preso posizione sulla vicenda. “La Regione Basilicata non ha restaurato il principio dei vitalizi. Sia chiaro. Naturalmente si tratterà di vedere quale potrà essere l’esito della proposta di legge Richetti in materia e quale sarà la ricaduta sulle regioni.”
L’argomento vitalizi polarizza, particolarmente ora, l’attenzione dei cittadini in maniera assoluta alimentando forme le più disparate di critica al potere politico e al ruolo del Governo, del Parlamento, delle istituzioni nessuna esclusa. 
“Non siamo una casta” tiene a precisare Marcello Pittella. In realtà il        
 sostantivo casta contiene, nell’immaginario collettivo, anche un elemento di forte negatività rispetto ai sacrifici di chi non ha lavoro, dei giovani penalizzati dalla disoccupazione, di chi è ai margini. In questo quadro la possibilità che la politica accorci le distanze rispetto al paese reale è davvero minima se non ci saranno impegni concreti.  Un divario ritenuto incolmabile nella percezione comune. Quasi insito nella stessa fisionomia del funzionamento della macchina pubblica guidata da politici non sempre attenti, per usare un eufemismo. Per non dire responsabili del divario stesso se non addirittura impegnati a farlo crescere.  
Questa forbice è una delle cause che rendono zoppo il sistema: essa genera malcontento, provoca un diffuso ribellismo, alimenta una presa di distanza da parte di larghi settori della pubblica opinione rispetto ai meccanismi di una democrazia partecipata per definizione ma che in certi casi nella realtà è ben diversa. E soprattutto crea sfiducia.  Proprio quest’ultimo è un argomento cardine. 
Una riflessione appare quanto mai appropriata. Alla gente non interessa, ad esempio, sapere se un Commesso di Palazzo Madama guadagna più di un chirurgo o cosa percepisce il barbiere della Camera. Il tema dei vitalizi diventa invece, in questo scenario, il vero cavallo di battaglia. L’emblema della politica scandalosa e impenitente.
In questo campo minato la Basilicata mostra di avere una funzione specifica, da consolidare a tutti i costi, se si vuole rafforzare il ruolo non piccolo che da tempo cerca di conquistare. La terra di Matera 2019 può diventare un caso positivo, un esempio per tutti di buona politica in campo nazionale?     

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