mercoledì 19 marzo 2014

FINITA NEL NULLA A MARSICONUOVO UN'ASSEMBLEA POPOLARE SUL PETROLIO



TRA URLA E CONTESTAZIONI NON SI DISCUTE AFFATTO



La mancata assemblea popolare del 17 marzo a  Marsiconuovo, in un clima infuocato, apre scenari inquietanti e impone a tutti di capire fino in fondo quanto di democrazia esiste nella vita di tutti i giorni giacchè di democrazia si vive, di arroganza e di integralismo si muore. Non vi è dubbio.
Che un'intera classe politica dirigente abbia accumulato in passato responsabilità non lievi, per non dire assai pesanti, in ordine alle vicende del petrolio, del controllo della salute e del territorio,  della salvaguardia dei principali equilibri ambientali è fuori dubbio. È anzi un dato fin troppo evidente e consolidato.  Ma che si debba andare avanti rinunciando a un vero  coinvolgimento della gente nei processi di estrazione del greggio è cosa altrettanto disdicevole e deprecabile, sotto ogni aspetto. Un rischio da non correre.
Sfugge anzitutto un dato: la mancanza di un serrato confronto sui nuovi orizzonti che si aprono davanti alle compagnie, sia  in ordine alla tutela degli equilibri ambientali e della salute,  sia per quanto attiene al lavoro e allo sviluppo rappresenta un grave deficit di proposte per chi governa il territorio e per i diretti interessati, i cittadini prima di tutto. 
Se la gestione di tutto il pacchetto petrolio viene sottratta all'opinione pubblica, essa rimane appannaggio esclusivo delle compagnie petrolifere, vale a dire di chi ritiene lo sfruttamento intensivo del sottosuolo della Basilicata un obiettivo imprescindibile da condurre con tutti i mezzi in una lotta impari contro il tempo e la politica. Contro  chi si ostina a chiedere garanzie per la gente.
Avere costretto il Presidente Pittella ad abbandonare l'assemblea, perchè nell'assoluta impossibilità di parlare, è non solo un dato senza precedenti, quanto un pessimo segnale di un ribellismo senza sbocchi, nè reali giustificazioni.
Le strade sono due e soltanto due. O si avvia una fase di confronto e di controllo su ciò che accade, o in alternativa c'è l'impossibilità di orientare qualunque scelta e di conseguenza qualunque processo democratico. Qualunque decisione di rilievo. Affidando ai petrolieri davvero la prima e l'ultima parola. Cioè tutto.
Il petrolio in Basilicata, si badi bene, non è soltanto il simbolo di una nuova stagione, quanto una vera e propria minaccia di espropriare il territorio ed i cittadini di qualunque espressione di giudizio nel merito, di qualunque capacitá di riuscire a tenere sotto controllo processi e situazioni di portata straordinaria.  Per non dire planetaria. 
Il petrolio è regolato da leggi e consuetudini industriali per nulla paragonabili ad altri processi economici. Consuetudini che fanno delle compagnie altrettanti motori dotati di una indicibile capacitá di operare in modi e maniere funzionali alla legge del massimo profitto e del massimo  sfruttamento, del suolo e del sottosuolo. Una condizione orribile per chi la subisce, soprattutto poi se chi la subisce non è in grado di confrontarsi al suo interno. Di operare secondo le regole del  controllo democratico esercitato con lucida competenza e grandissima trasparenza politica.
Lacerazioni e contrapposizioni rappresentano dunque un vulnus nel tessuto sociale di questa terra del Sud, ricca di risorse, ma povera, se non assolutamente priva di una capacitá dirigente all'altezza della posta in gioco. Almeno fino a ieri. Occorre, dunque, evitare che questa negatività continui a produrre ulteriori disastri. Ecco perchè è necessario discutere liberamente, con il massimo dell'apertura e con il senso vero del ruolo della politica.

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