giovedì 8 agosto 2013

SULLA TRISAIA CALA IL SIPARIO




Sulla Trisaia di Rotondella, il centro nucleare a due passi dal mare Jonio tra Basilicata e Calabria,  è calato il silenzio dopo la notte del trasferimento di materiale radioattivo  a Gioia del Colle verso destinazioni non meglio precisate. Eppure su un tema del genere sarebbe opportuno tener viva l'attenzione.
Che il trasferimento di materiale da Rotondella verso Gioia  coincida con un'accelerazione dell'opera di bonifica del sito, come previsto da Sogin, è tutto da verificare.
E intanto si sente parlare di un obiettivo assai ambizioso: riportare a prato verde la zona, non si capisce con quanto senso di realismo, trattandosi di un'opera davvero immane, se non addirittura ciclopica.
Il silenzio su Trisaia coincide con una scarsa informazione e un totale disinteresse per il passato del centro e soprattutto per l'impianto Itrec, il cuore della struttura, adibito  al trattamento e al riprocessamento del combustibile esausto. Un metodo fisico-chimico utilizzato quando si trattava di "rinvigorire" il materiale proveniente dagli Usa che veniva poi restituito alla centrale americana di Elk River dalla quale provengono le 64 barre custodite tuttora a Rotondella e di cui gli Stati Uniti non desiderano riappropriarsi.
 Trisaia non è un luogo come tanti altri, un opificio in cui si sono svolte attivitá normali che potevano essere osservate e seguite da tutti, enti e comuni in primo luogo, oltre ai semplici cittadini. Assolutamente no. Rapporti internazionali con al centro molti interessi dell'Irak, viavai di potenti  personaggi con compiti ben precisi, indirizzi operativi forniti dall'alto hanno dato vita a una miriade di scenari forse ancora oggi poco noti, finanche a chi è all'interno. Del resto le  carte riservate della contabilità e dei vari movimenti di materiale radioattivo custodite negli archivi dell'Enea sono un testimonianza inequivocabile dell'universo nucleare lucano.
Comunicati laconici e spesso incomprensibili sono stati diffusi quando si trattava di dare un minimo di pubblicitá  alle cose che si riteneva di dover divulgare. Poche, molto poche, naturalmente. 
Il "Tavolo della trasparenza" rappresenta oggi un tentativo di approfondire taluni aspetti, ma solo un tentativo. Certo non modifica nulla nè appare in grado di indicare percorsi alternativi, quanto alla conoscenza delle operazioni  coperte oggi per giunta dal segreto di Stato. 
C'è poi da interrogarsi sul serio per sapere cosa ha determinato l'inchiesta - disposta dalla magistratura - in cui si sostiene che l'impianto Itrec non ha mai funzionato secondo le prescrizioni di legge per un lungo periodo, tranne quello  della direzione dell'ing. Raffaele Simonetta, scomparso qualche tempo addietro. 
Il rapporto, finito purtroppo nel cestino e questo la dice lunga, parla di sistemi di sicurezza inefficienti e inadeguati. Se non addirittura inesistenti. 
La sintesi delle indagini si compone di una parte autografa, a firma di un ufficiale dei carabinieri, che perciò stesso non può essere ovviamente attribuita ad altri, nè considerata arbitraria.  
Una proposta: perchè non si provvede  a convocare l'estensore del rapporto per affrontare questi ed altri nodi delicatissimi, nonostante il segreto di Stato, disposto recentemente? Un compito che spetta alla magistratura e non ad altri, fin troppo ovvio. 


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