domenica 21 maggio 2023

A CHI LA COLPA DEL DISASTRO DELL'EMILIA ROMAGNA? L'ANALISI DI FRANCO MATTIA GIA' DIRIGENTE DEL CFS



In questi giorni del disastro dell’Emilia Romagna le analisi si moltiplicano in un clima di paura e di disorientamento per quel che è accaduto. 

La fragilità del territorio e la montagna, spesso indifesa: ecco i temi affrontati in una lunga intervista da Franco Mattia, già dirigente del Corpo Forestale dello Stato, una realtà storica purtroppo inspiegabilmente soppressa per ragioni politiche. L’intervista si articola in due momenti: il primo contiene l’analisi del tragico evento. Il secondo la proposta.


                              



“L’ondata di maltempo che ha colpito il Paese, in particolare l’Emilia Romagna, ha messo ancora una volta in evidenza l’estrema fragilità del territorio. Al cessare delle piogge, il territorio appare nudo, severamente ferito dalle emergenze alluvionali: interi quartieri cittadini, industrie, strade e infrastrutture travolti dall’impeto delle acque che hanno rotto i delicati e già compromessi equilibri naturali.

Si contano con grande amarezza danni spesso irreparabili, rovine e morti.

Di volta in volta la collettività nazionale si commuove esterrefatta, quasi che ci si trovasse sempre di fronte ad avvenimenti assolutamente imprevedibili.”


Per fortuna anche in questo, come in altri casi, si nota una gara  di solidarietà da parte della comunità nazionale, i giovani in prima linea, e un intervento dello Stato, limitato tuttavia all’emergenza da superare nell’immediato .


“In effetti anche in questa drammatica circostanza stiamo vedendo che lo Stato interviene con gli strumenti di difesa civile, con le Forze armate, soprattutto con i Vigili del Fuoco e con i volontari. Ma anche con stanziamenti straordinari. Quasi sempre il Paese si affianca nel soccorso con aiuti volontari.

Intanto la pubblica opinione si pone l’interrogativo se la sciagura era ineluttabile o qualcosa poteva essere fatta per prevenirla o almeno limitarla. 

Credo che innanzitutto si debba richiamare alla nostra memoria, purtroppo tanto labile, la serie di disastri analoghi che ci hanno colpito negli ultimi anni in quasi tutte le regioni, senza dimenticare i tanti dissesti idrogeologici che nel corso degli anni hanno interessato interi territori provocando danni rovine e morti, gli stessi danni e gli stessi morti che oggi si contano in Emilia Romagna. Purtroppo all’alluvione si sommano altre alluvioni, quelle delle parole, degli annunci e delle promesse. Poi tutto tace. Vediamo di invertire questa tendenza.”


Dottor Mattia, lei valuta questi eventi disastrosi come un campanello d’allarme per uno stato di abbandono iniziato, possiamo dire, ancor prima di Sarno, maggio 1998. 


“La realtà delle zone montane e collinari del nostro Paese sono molteplici, diverse e disomogenee, per cui debbono essere affrontate con interventi diversificati.

Non a caso, a distanza di cinque anni dalla soppressione del Corpo Forestale dello Stato, per volontà di un manipolo di avventurieri politici, le Comunità Montane, i Consigli Comunali, i Consigli regionali hanno fatto richiesta di riportare i forestali sul territorio ormai rimasto privo di presidi, ritenendo che la professionalità forestale , la cultura forestale siano un bene insostituibile per svolgere un’azione di supporto e di formazione a favore dei territori di collina e montagna.

La tutela e la gestione del bosco e della montagna non sono surrogabili e non possono essere complementari alle differenti strategie della difesa militare come il nuovo ordinamento ha imposto, affidando le competenze forestali a organismi abilitati a funzioni diverse.”

Fin qui l’analisi che Franco Mattia propone in seguito a quanto si sta verificando in Emilia Romagna.

Nella seconda parte della lunga intervista, come accennato, il dottor Mattia entra nel merito della proposta politica tendente ad aprire nuove e concrete prospettive alla difficile fase di organizzazione di efficaci difese perché il territorio non subisca ancora l’attacco violento dei fattori naturali che lo hanno messo in ginocchio, con gravi conseguenze per l’intera comunità nazionale.  

       

   

Nessun commento:

Posta un commento