mercoledì 21 dicembre 2022

COME FINIRA' QUESTA STORIA SENZA FINE?




                             


                            

Un fatto è assolutamente certo: la storia del Qatargate, ormai arcinota in ogni parte del globo, ha le dimensioni di una vicenda addirittura ancestrale, nata nella notte dei tempi nelle coscienze di chi aveva dentro di sé il seme della mala pianta e non si era accorto o fingeva di non accorgersi di quella innata vocazione all’accumulo illecito di denaro pubblico e privato, senza distinzione alcuna. E senza alcun limite.

Si, perché non si può diventare ad un tratto profittatori e ladri in base a non si sa quale misteriosa sollecitazione interiore che mostra di avere travalicato ogni pudore e ogni istinto di buona condotta se non altro per non finire sui giornali ed essere additati come truffatori seriali, persone senza scrupoli. 

Pensate poi all’amore sorto tra i due, Francesco ed Eva, ed alla bimba innocente (quella si davvero innocente) che ad un tratto scoprono una irresistibile attrazione diventata all’improvviso sentimento, passione, amore in nome di una condivisione del malaffare. Incredibile e ancestrale anche questo, segno della mala pianta interiore che non ha esitato a buttarli nel burrone, nel profondo di un precipizio dal quale sarà difficile risalire la china. Se non altro ricostruirsi una verginità, vera o apparente non conta. Ricostruirsi una immagine dignitosa soprattutto, per quanto ciò possa valere molto poco, al punto in cui si è giunti. 

L’unico ad avere ragione da vendere è l’imperatore Vespasiano, quello della tassa sulle urine per intenderci, al quale sono dedicati i bagni del mondo. A lui è attribuita l’intramontabile frase latina “pecunia non olet” il denaro non puzza, non emette odori nauseabondi anche se trattenuto a lungo in valigie capienti e pronte a ospitare mazzette distinte per grandezza delle banconote, con un ordine davvero irreprensibile. A dir poco.  

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